L’esito positivo del percorso di Procreazione Medicalmente Assistita genera gioia e soddisfazione, spesso molte donne la vivono come una sorta di premio dopo le tante fatiche fisiche ed emotive, gli investimenti economici e di tempo e i diversi sacrifici che sono stati fatti per riuscire ad avere un bambino.
Talvolta i sentimenti di gioia e soddisfazione vengono accompagnati da paure e timori che possono rendere sia la gravidanza che il primo periodo di genitorialità particolarmente faticosi da affrontare e gestire. Alcune donne vivono simultaneamente emozioni contrastanti: da una parte c’è la felicità per la gravidanza in corso e dall’altra la paura di perdere il bambino, pensano inoltre di non avere il diritto di lamentarsi perché oramai hanno quello che hanno sempre desiderato, ovvero un bambino in grembo. A volte queste paure sono ancora più evidenti tanto da creare due condizioni opposte: da una parte l’evitamento con il quale la donna si protegge dalla paura di perdere il bambino e quindi cerca di pensare il meno possibile al fatto di essere incinta, dall’altra l’ipervigilanza che consiste nel monitorare ogni sintomo e nel sottoporsi a più indagini ecografiche per ottenere rassicurazioni sull’evoluzione della gestazione, questo purtroppo succede quando è ancora presente quel sentimento di inadeguatezza che ha accompagnato molte donne nel tempo e che temono di non poter mettere al mondo un figlio.
Consigli
La prima cosa che è importante capire in questi casi, è che assolutamente normale sentirsi in questo modo. Ogni gravidanza per quanto desiderata può generare sentimenti ambivalenti, di gioia, alternati, a malessere, paura, tensione o ansia, soprattutto per chi ha vissuto l’esperienza dell’infertilità e della PMA, in questi casi l’adattamento a questa nuova fase di vita può richiedere più tempo, ma è altresì importante che l’esperienza vissuta in passato venga elaborata per lasciare spazio ad una nuova realtà ovvero quella della donna fertile che sta per diventare mamma, vivere con maggiore serenità questa fase significa intanto parlarne, in primo luogo con il proprio partner, poiché è una tappa della vita che riguarda entrambi, condivisione e confronto inoltre permettono di ridimensionare le paure, poi con il ginecologo che è la figura di riferimento principale e sicuramente parlarne nei gruppi, soprattutto quei gruppi formati da coppie che hanno vissuto delle esperienze simili e con le quali sarà più facile entrare in relazione e confrontarsi.
Leggi la storia di Carlo e Sveva, “La gravidanza dopo un percorso di PMA. SI può vivere con tranquillità?”