Sleep regression o regressione da lockdown?
Se all’inizio i bambini vivevano il lockdown come una sorta di vacanza perché non andavano a scuola, adesso, dopo quasi due mesi, iniziano a scalpitare e a mostrare segni di insofferenza a questa chiusura forzata dentro casa. Molti genitori parlano di regressioni, una di queste riguarda il sonno come i risvegli notturni o la richiesta di dormire nel lettone con mamma e papà . Ma bisogna stare attenti a non confondere le richieste di contenimento e sicurezza con gli scatti di crescita come avviene nel periodo della cosiddetta sleep regression, in questo caso quelli che sembrano essere passi indietro nell’evoluzione del sonno, sono in realtà cambiamenti positivi che indicano una maturazione nel cervello del bambino, eccone alcuni:
- 4 mesi:i cicli del sonno del bambino iniziano ad assimilarsi a quelli degli adulti. Sono frequenti i risvegli notturni
- 9 mesi: il bambino impara a rotolare e gattonare. Spesso il desiderio di muoversi nello spazio si ripropone anche a letto, il bambino inoltre sa perfettamente distinguere i genitori dagli “altri”, quindi può risentire maggiormente del distacco notturno. Ci possono essere diversi risvegli nel cuore della notte seguiti dal pianto.
- 12/13 mesi: iniziano rapide conquiste a livello motorio e linguistico, il bambino è più vivace spesso rifiuta il riposino e ha difficoltà di addormentamento.
- 18 mesi: il bambino inizia a padroneggiare il linguaggio e nuove abilità motorie, e il sonno può essere ancora disturbato. Di nuovo potrebbe rifiutare il riposino pomeridiano ed essere molto esigente durante il giorno
- 24 mesi: il bambino lotta contro il sonno, questo può voler dire stare sveglio di notte e impiegare ore per riaddormentarsi.
Se invece alle dinamiche dei risvegli si associano continue richieste di dormire con i genitori, maggiore irritabilità, più capricci e ritorno al ciuccio o al biberon, allora siamo in presenza di un comportamento regressivo: il bambino richiede aiuto per superare un suo momento di difficoltà e lo fa cercando di tornare indietro alla fase precedente dello sviluppo, in cui tutto era tranquillo e l’attenzione dei genitori era dedicata maggiormente a lui.
Ecco cosa fare in questi casi:
- Non spaventatevi: il comportamento regressivo è un meccanismo di difesa temporaneo attraverso il quale il bambino manifesta un disagio, questo non deve essere vissuto necessariamente come conseguenza di un trauma, ma può essere l’effetto diretto della situazione attuale che stanno vivendo i più piccoli. E’ importante cercare di capire il loro punto di vista. Pensate alle tante attività che caratterizzano la vita dei bambini: asilo, scuola, le prime gite scolastiche, lo sport, i pranzi della domenica con i nonni, i pomeriggi a casa dei compagni di scuola, tutto è stato cancellato senza sapere quando si ritornerà alla normalità. E’ normale che in un momento di stress come questo i bambini possano cercare una maggiore vicinanza fisica ed essere più esigenti con i genitori. Vivono inoltre la confusione di avere i genitori a casa, ma non nella modalità che desiderano; fanno fatica a tollerare la presenza-assenza o vedere i genitori magari impegnati in una chiamata di lavoro e non disponibili per loro.
- Non rimproverateli: è importante non perdere la calma e fidarsi del fatto che, una volta passato il momento di difficoltà, la competenza verrà recuperata da parte del bambino, la stessa andrebbe trasmessa anche a lui facendogli capire che lo specifico comportamento è qualcosa che ha già imparato e che gli riuscira’ di nuovo, a questo poi andrebbero previsti dei momenti in cui si possa dedicare un po’ più di tempo, magari in forma esclusiva, con coccole, abbracci, giochi o letture insieme,
- Ascoltateli: attraverso frasi come “vedo che sei in difficoltà”, “Parliamone cosi che io possa capire”, “E’ del tutto normale provare queste emozioni” i bambini si sentono riconosciuti e capiti. Con i più piccoli poi basta osservare i disegni, il modo in cui giocano e le scene che rappresentano che possono dire molto rispetto a ciò che stanno attraversando. Se poi i bambini fanno domande rispetto alla situazione attuale che li costringe a stare a casa, è giusto parlarne e fornire spiegazioni, ma ci sono anche bambini che non chiedono, ricordiamoci che fino a 7 anni i bambini “godono” del loro egocentrismo intellettuale, si rappresentano le cose solo dal loro punto di vista, credono che tutti la pensino come loro , in questo caso non sovraccarichiamoli di informazioni, è sufficiente la presenza reale ed empatica dei propri genitori
- Create un luogo sicuro: può essere una scatola di cartone con il tetto, una tenda, una qualsiasi cosa che trasmetta l’idea al bambino che in quel posto si è protetti e dove possono rifugiarsi se l’ emozione spiacevole è forte
- Mantenete la routine: l’abbiamo detto tante volte, le giornate devono essere quanto più possibile organizzate, nella routine rientrano anche le regole che vanno rispettate esattamente come è sempre avvenuto, se un bambino continua insistentemente a chiedere qualcosa che sa essergli proibita, cerchiamo di capire se è un suo capriccio o se in realtà questo comportamento nasconde un bisogno insoddisfatto
- Fategli fare attività fisica: è importante cercare di farla mantenere anche ai più piccoli, anche se non tutti dispongono di un terrazzo o di un giardino, si può giocare a nascondino, creare un percorso ad ostacoli, allenarsi con videogiochi che contemplano il movimento, utilizzare i canali interattivi, è importante garantire ai bambini una buona dose di attività motoria, perché in età evolutiva questo incide sullo stato psicofisico e anche sulla regolarità del sonno, diversi studi mostrano che per ogni ora di sedentarietà al giorno i bambini possono impiegare quasi tre minuti in piu’ ad addormentarsi, inoltre la fase dell’addormentato influenza il mantenimento del sonno stesso.
- Lasciatevi coinvolgere in un gioco: non deve necessariamente piacerci, però pensiamo al fatto che i più piccoli hanno in genere dei tempi di gioco da soli piuttosto brevi, dunque i genitori vengono continuamente chiamati in causa, quindi vanno bene sia tablet, che TV (basta che si evitino a ridosso della nanna), ma è anche importante condividere un momento di gioco qualsiasi magari coinvolgendo tutta la famiglia, i bambini ne saranno contenti e magari i genitori riusciranno a tenere momentaneamente fuori dalla porta le varie preoccupazioni.