6° storia – La gravidanza dopo un percorso di PMA. SI può vivere con tranquillità?
La storia di Carlo e Sveva
C’è un negozio sulla via principale del centro dove abito, il negozio preso d’assalto dalle donne in gravidanza, quello di nicchia, dove qualunque cosa indossi ti senti una supermodella sul red carpet… con il pancione.
Quante fantasie su quel negozio… quante volte ho sognato il giorno in cui sarei entrata con una certa fierezza inarcando la schiena a 360 gradi per mettere in evidenza la pancia e poter dire alla commessa “sì, si sono incinta”.
Be’ quel momento era arrivato e io per tutta la gravidanza l’ho evitato come la peste.
E’ assurdo, anzi ero io a percepirmi assurda, quattro anni di saliscendi continui, di speranze, delusioni, sacrifici. Avevo finalmente ottenuto il mio premio, il mio meritatissimo premio-gravidanza, quindi per quale inspiegabile motivo non mi sentivo al settimo cielo? Me lo chiedevo continuamente.
Ricordo che durante quei quattro faticosissimi anni, vivevo l’idea di un bambino, oltre che come la realizzazione di un sogno, come una vera e propria liberazione dal mio corpo infertile e da tutte quelle sensazioni spiacevoli che mi avevano accompagnata durante quel periodo.
Il paradosso era che con la gravidanza quelle sensazioni spiacevoli si erano moltiplicate. Cercavo rassicurazioni continue dai medici, facevo le stesse ecografie da più ginecologi, sembravo una specie di orfanella che vagava di porta in porta in cerca di qualcuno che le dicesse: “Stai tranquilla Sveva. Sta andando tutto bene.”
Poi c’era quel maledetto senso di colpa che mi martellava nella testa; se prima lo sentivo verso mio marito che stavo privando della possibilità di diventare padre, adesso era rivolto a tutte le donne infertili del pianeta. Se prima mi chiedevo: perché loro sì e io no? Adesso era: perché io sì e loro no? Se prima vivevo l’infertilità come un’ingiustizia, adesso sentivo di non meritarmi la fertilità.
Forse era proprio questo il punto, non capivo più se fossi fertile o infertile, o meglio forse ero una donna infertile che era rimasta incinta grazie alla PMA… ma se non ci fossero stati più trattamenti, stimolazioni, ce l’avrei fatta da sola? Il mio corpo, che quando doveva dare la vita si era messo in pausa, avrebbe portato a termine il suo dovere? La verità è che ero terrorizzata dal sentirmi e dal mostrarmi felice agli occhi degli altri, ero convinta che nel momento in cui avrei abbassato la guardia, sarebbe successo qualcosa di terribile.
Percepii di essere arriva al limite, quando sentii un giorno Carlo parlare con il suo migliore amico sul pianerottolo di casa. Si lamentava del fatto che sembrava non andarmi bene niente, prima con l’infertilità e ora con la gravidanza. Fu in quei giorni che iniziai a comportarmi in modo più “normale”: comprai dei vestitini, iniziai a toccarmi la pancia e a parlare ai miei bambini.
I gemelli nacquero l’undici settembre di due anni fa e con loro nacqui io come mamma.