Molti pazienti che eseguono dei trattamenti di fecondazione assistita hanno difficoltà a parlare della loro esperienza con amici e parenti per la paura di essere giudicati, afferma la psicologa e psicoterapeuta del centro B-Woman Valentina Berruti.
Alcune persone che non vivono questa esperienza, infatti prosegue la psicologa, pensano che chi non possa avere figli si dovrebbe rassegnare al proprio destino perché definiscono “contro natura” affidarsi a queste tecniche.
Come affrontare queste affermazioni?
“È chiaro che, sottolinea la Dr.ssa Berruti, è fondamentale accogliere il dolore e il senso di solitudine delle persone che hanno una diagnosi di infertilità. Per questo, dunque, la prima cosa da dire a queste coppie è quella di considerare che di naturale esiste ben poco nella realtà attuale e che affidarsi a delle cure per cercare di risolvere il problema dell’infertilità è come affidarsi a delle cure per altre patologie come il diabete o l’ipertensione. Questo ovviamente non è sufficiente ad aiutare chi vive questa esperienza ma ciò che è fondamentale è comunque aiutarli a non sentirsi sbagliati per quello che stanno vivendo. L’infertilità – aggiunge l’esperta – non è una patologia che hanno scelto loro ed è per questo che devono deresponsabilizzarsi per accettare la loro condizione senza vergogna”.
Qual è il modo migliore di affrontare la diagnosi di infertilità?
“È indubbio – precisa la psicoterapeuta – che proprio attraverso il dialogo e il confronto con altri si riesca ad affrontare questa diagnosi in modo costruttivo più che distruttivo. In molti casi, infatti, proprio il confronto e la partecipazione a gruppi di supporto risultano utilissimi per aiutare questi pazienti a sentirsi meno soli e a comprendere che anche altri stanno vivendo questa esperienza e hanno trovato delle strategie per sentirsi meno soli e, soprattutto, meno giudicati.
Sentirsi soli – conclude la Dr.ssa Berruti – è normale ma limitarsi nel parlarne può essere pericoloso perché i pensieri possono amplificare dei comportamenti depressivi che non aiutano il singolo e la coppia ad elaborare al meglio la diagnosi. Solo esprimendo i propri sentimenti e condividendoli con altri, dunque, che si potranno trovare le strategie per affrontare con meno sofferenza questa difficile esperienza”.