La Dr.ssa Federica Faustini, psicologa e psicoterapeuta del centro B-Woman, in questa video-intervista ci spiega come affrontare l’attesa dopo il transfer
La Dr.ssa Federica Faustini, psicologa e psicoterapeuta del centro B-Woman, in questa video-intervista ci spiega come affrontare l’attesa dopo il transfer
Video-intervista a Valentina Berruti – psicologa e psicoterapeuta del centro B-Woman – che ci spiega il passaggio dall’omologa all’eterologa.
“Decidere se dire o non dire ad un bambino che è nato da donazione di gameti – spiega Federica Faustini, psicologa e psicoterapeuta de centro B-Woman – è un tema abbastanza dibattuto e controverso. È chiaro che noi clinici non possiamo obbligare o spingere la coppia a decidere per un’opzione piuttosto che per un’altra. Ma quello che abbiamo la responsabilità di fare, è farli lavorare sulle conseguenze dell’una o dell’altra scelta. Perchè è chiaro che se la coppia decide di non dire nulla al bambino, è molto importante che abbia un atteggiamento di apertura e onestà nei confronti di se stessa perchè non si dovrebbe utilizzare la scusa che il bambino possa essere sconvolto, scioccato dalla notizia o possa rifiutare il genitore non genetico, per coprire ansie e paure che dicono più di quella coppia genitoriale e che non hanno nulla a che vedere con il bene del bambino. Alcune coppie, invece, vogliono dirlo perchè considerano questa divulgazione come un diritto del bambino di sapere e conoscere le sue origini, ma sono preoccupate di sapere come e quando farlo. Non esiste una regola universale valida per tutti. Io generalmente consiglio di farlo a 4 anni, quando i bambini iniziano a capire che non sono sempre esistiti ma che ad un certo punto sono nati. In questo modo il bambino crescerà con l’idea e la consapevolezza di aver sempre conosciuto la sua storia e questo può essere positivo nella costruzione della sua identità. Rispetto a come dirlo è molto importante il clima emotivo che si genera intorno al tema della divulgazione, perchè il modo in cui i bambini assimilano un’informazione è direttamente proporzionale al modo in cui i genitori gliela propongono. Per quanto riguarda, invece, il linguaggio è molto utile che non sia confusivo. Significa magari usare il termine donatore o donatrice anzichè madre biologica e padre biologico e, se il bambino è molto piccolo, utilizzare i termini semini e ovetti, anzichè gameti, ovociti e spermatozoi”.
Video-intervista a Valentina Berruti, psicologa e psicoterapeuta del centro B-Woman su come affrontare le varie fasi della PMA in caso di fallimento.
“Tutti i giorni ci troviamo a dover prendere delle decisioni, alcune sono automatiche altre sono meno facili. Accade che molte coppie che affrontano un ciclo di PMA sono chiamate a prendere decisioni difficili e che possono creare dei blocchi decisionali”.
“Un buon momento per dire ad un bambino che è nato da donazione di gameti – spiega Federica Faustini, psicologa e psicoterapeuta del centro B-Woman – può essere a 4 anni perchè a questa età i bambini iniziano a rendersi conto che non sono sempre esistiti ma che ad un certo punto sono stati creati”.
In questa video-intervista Silvia Colamaria, ginecologa responsabile del trattamento PMA del centro GeneraLife Roma, risponde a 5 domande sulla preservazione della fertilità.
“L’infertilità idiopatica o sine causa, spiega Alberto Vaiarelli, coordinatore ricerca area medica GeneraLife Roma, è una condizione che interessa circa il 20-30% delle coppie che visitiamo, nella quale, dopo un counselling e uno screening completo delle potenziali cause di infertilità, non si riesce appunto a individuare un fattore predominante alla base dell’impossibilità di concepire”.
“In questo anno così particolare – ci spiega embriologa clinica e nutrizionista del centro B-Woman, Gemma Fabozzi – molti di noi lavorano da casa, un luogo dove le tentazioni sono tante perchè abbiamo il frigo a portata di mano e quindi tendiamo a mangiare molto più frequentemente del solito”.