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Su Adnkronos salute intervista di Barbara Di Chiara alla Dottoressa Gemma Fabozzi sulla relazione tra plastica e rischio di infertilità. Per sapere com’è possibile ridurre i rischi leggi l’articolo che riportiamo per esteso

La biologa, ‘plastica minaccia fertilità, ecco come ridurre i rischi’

Contiene Bpa e ftalati, interferenti endocrini presenti in oggetti di uso comune

 

di Barbara Di Chiara

Contenitori per il cibo, piatti, bicchieri. Ma anche tappetini per le palestre e guanti monouso nei supermercati. Gli oggetti di uso comune in plastica possono rappresentare un rischio per la salute, in primis per la fertilità. “Sempre più studi scientifici mostrano che la salute riproduttiva è influenzata dai cosiddetti ‘interferenti endocrini’, ossia sostanze chimiche sia naturali che sintetiche presenti nell’ambiente che possono mimare, interferire o bloccare la normale attività ormonale di un individuo”. E di ‘endocrine distruptor’ la plastica è ricca: “Soprattutto Bisfenolo A e ftalati“, spiega all’Adnkronos Salute Gemma Fabozzi, ricercatrice embriologa del centro Genera e responsabile del centro salute donna B-Woman di Roma.

“Il bisfenolo A (Bpa) – evidenzia l’esperta – è uno degli interferenti endocrini più conosciuti e studiati. E’ comunemente usato per la produzione delle plastiche in policarbonato, per attrezzature sanitarie, compositi dentali, lenti a contatto, lenti per occhiali, giocattoli, supporti di memorizzazione e pellicole per finestre ma, soprattutto, il Bpa è uno dei materiali a contatto con gli alimenti, poiché viene utilizzato per la fabbricazione di materiali plastici come imballaggi, utensili da cucina e pareti di lattine per isolare il cibo dal metallo, impedendone la corrosione. Purtroppo, nel 2007 è stato dimostrato che il Bpa può migrare da questi utensili penetrando negli alimenti durante il contatto. È stato anche dimostrato persino che il Bpa potrebbe essere rilasciato dai biberon. Inoltre, è stato scoperto che tutte le operazioni come il lavaggio o il riscaldamento possono stimolare il rilascio di Bpa e di conseguenza causare un aumento della sua concentrazione negli alimenti”, assicura Fabozzi.

“Il Bpa – spiega l’esperta – è simile agli estrogeni e ha la capacità di interagire con i recettori di questi ormoni, stimolarne e alterarne la produzione. Numerosi studi hanno dimostrato che il Bpa ha effetti tossici sia per l’apparato riproduttivo femminile, a livello dell’ovaio e utero, che per quello maschile, a livello della prostata, anche con dosi al di sotto della soglia di sicurezza. In particolare, gli effetti avversi sulle ovaie e sull’utero sono stati confermati sia da studi epidemiologici che da studi su modelli animali, sia in vivo che in vitro: le donne sterili hanno livelli di Bpa più elevati rispetto alle donne fertili. Inoltre, diversi studi hanno messo in luce che il Bpa potrebbe svolgere un ruolo importante nella patogenesi dell’endometriosi e della sindrome dell’ovaio policistico, importanti cause femminili di infertilità. Nell’uomo sono stati dimostrati effetti negativi del Bpa sulla qualità degli spermatozoi in termini di numero, motilità e morfologia oltre che a ridotto desiderio sessuale e aumento di disfunzioni erettili e difficoltà ad eiaculare”.

Altra minaccia è rappresentata “dagli ftalati, sostanze chimiche sintetiche utilizzate in molti oggetti di consumo, inclusi prodotti per la cura della persona, e come eccipienti nei farmaci e negli integratori alimentari. Come plastificanti, gli ftalati sono presenti in pavimenti, coperture, moquette, tende da doccia, imballaggi per alimenti e bevande, parti automobilistiche e persino nei giocattoli per bambini. Come matrici e solventi, gli ftalati si trovano nei cosmetici che vanno da spray per capelli e profumi a pesticidi, adesivi e lubrificanti. Come eccipienti, sono incorporati nel rivestimento dei farmaci orali e negli integratori alimentari che vanno da alcuni oli di pesce ai probiotici. E anche gli ftalati, così come il Bpa, agiscono da interferenti endocrini ripercuotendosi in modo negativo soprattutto sul sistema riproduttivo, sia maschile che femminile”.

“Se da una parte le evidenze scientifiche mostrano gli effetti negativi dell’esposizione a sostanze tossiche come Bpa e ftalati – dice Fabozzi – la buona notizia è che ognuno di noi può modificare il proprio stile di vita riducendo l’esposizione a tali sostanze. Ecco alcuni accorgimenti utili”:

1) Eliminare la plastica dalla cucina: contenitori per il cibo, piatti, bicchieri, mestoli e altri utensili, soprattutto quelli che si utilizzano a diretto contatto con fonti di calore, ad esempio i mestoli.

2) Evitare di lavare la plastica con acqua troppo calda o detergenti aggressivi: la plastica usurata perde maggiormente sostanze chimiche tossiche. Preferire il lavaggio a mano in acqua fredda e non usarli mai nel microonde o con cibi e bevande troppo caldi anche se riportano la dicitura ‘Bpa free’.

3) Fate attenzione ai cibi delle rosticcerie/pizzerie che consegnano cibo in contenitori di plastica. Alcuni studi hanno dimostrato che le persone che mangiano più spetto questa tipologia di alimenti presenta in media livelli più alti di Bpa nel sangue. La scelta migliore per la propria salute resta sempre preparare il cibo a casa e portarlo con sé in contenitori di vetro.

4) Attenzione al consumo di cibo in lattina. Es. pomodori, legumi, frutta etc. Il Bpa è una delle componenti che riveste le lattine e quanto più l’alimento è acido, maggiore è la probabilità che il Bpa migri nel cibo.

5) Attenzione a maneggiare carta termica come scontrini, fax etc.: si tratta di un’ulteriore fonte di Bpa, per cui, è bene lavarsi le mani il prima possibile dopo averli toccati.

6) Attenzione a tutto ciò che è fatto con la plastica morbida, esempio il polivinilcrolide o Pvc: di solito contiene ftalati. Ecco alcuni esempi: tovagliette per la tavola e tappetini delle palestre che possono rilasciare ftalati nell’aria pronti all’inalazione, oppure confezioni degli alimenti che a contatto diretto con il cibo lo trasmettono per via diretta, come cibo confezionato nella plastica trasparente oppure i guanti monouso che in alcuni negozi vendono utilizzati per maneggiare il cibo.

FONTE: AdnKronos SALUTE

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LO SAI CHE uno studio uscito su “Neurourology and Urodynamics” ha dimostrato che la ginnastica addominale ipopressiva è più efficace del tradizionale allenamento muscolare per la Riabilitazione post-partum del pavimento pelvico?

Dopo la gravidanza per riappropriarsi di una pancia piatta e tonica, è più efficace la ginnastica addominale ipopressiva del pavimento pelvico rispetto all’allenamento muscolare ossia ai classici esercizi addominali.
Lo ha rivelato un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica “Neurourology and Urodynamics

Che cos’è la ginnastica addominale ipopressiva

È una metodica di allenamento specifica per la fascia addominale che non esercita effetti negativi sul pavimento pelvico, anzi lo rinforza.
Il fulcro di tale ginnastica è la respirazione ventrale il cd. “vacuum addominale” ossia aspirare lo stomaco, una tecnica molto utilizzata anche nel pilates e nello yoga che va a lavorare sulla cintura addominale, soprattutto sulla muscolatura profonda, quella che va ad appiattire la pancia. Più precisamente è un sistema che combina la base della tecnica degli esercizi ipopressivi con quella della rieducazione posturale. Infatti, come indicato anche dal nome, è una ginnastica a bassa pressione perché cerca di allenare le principali catene muscolari mentre diminuisce la pressione intra-addominale.

Perché sceglierla

Il beneficio principale di questa metodica è che si tratta di un lavoro che non stressa il fisico. Contrariamente ai classici esercizi addominali che vanno a sollecitare la colonna vertebrale e la cervicale e possono provocare problemi muscolari, la ginnastica ipopressiva non ha ripercussione sulla schiena.
Il trucco sta nella concentrazione e nel riuscire a coordinare la respirazione e la contrazione degli addominali. Tale ginnastica è molto importante anche per ridurre la diastasi addominale. Inoltre, la respirazione ventrale calma il sistema nervoso e aiuta a smaltire lo stress accumulato.
Se viene praticata con costanza e regolarità, dunque, può far ottenere risultati ottimi per tonificare l’addome e migliorare la stabilità di tutto il corpo

Questa ginnastica è consigliata per le donne con:

·      problemi di diastasi dei retti dell’addome in seguito ad una gravidanza;
·      addominali deboli o pancia gonfia;
·      problematiche posturali;
·      problemi di pavimento pelvico e incontinenza;
·      prolasso dell’utero, della vescica o del retto
 
Per maggiori info sulla Ginnastica addominale ipopressiva clicca QUI

 

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Vi riportiamo per esteso l’intervista alla alla Dr.ssa Valentina Berruti, Psicologa e Psicoterapeuta del centro B-Woman, pubblicata il 14 gennaio su Periodo Fertile

La procreazione medicalmente assistita con donazione di gameti. L’amore al di là della genetica

L’infertilità è una esperienza molto complessa e dolorosa che spesso non viene compresa appieno da chi non l’ha vissuta sulla propria pelle.

Freud diceva che la generatività è la volontà dell’individuo di sopravvivere alla morte.

Per questo motivo molte coppie infertili decidono di affidarsi  alla procreazione medicalmente assistita (PMA)  per darsi l’opportunità di diventare genitori grazie all’aiuto della scienza. Il percorso però non è facile.

Le percentuali indicate nel registro nazionale della PMA dell’Istituto Superiore di Sanità  ci dicono che nel  2017, nelle pazienti con età inferiore ai 34 anni la probabilità di ottenere una gravidanza è stata del 12,4% sui cicli iniziati e del 13,7% sulle inseminazioni effettuate, mentre nelle pazienti con più di 42 anni la percentuale scende rispettivamente al 3,8% ed al 4,3%.

Da un punto di vista psicologico chi è infertile ha quindi  vari lutti da superare.

Il primo è quello della propria infertilità che fa sentire questi pazienti inadeguati, soli e diversi rispetto a chi riesce ad avere figli in maniera naturale.

Un secondo problema si presenta quando la coppia viene a scoprire che l’unico modo per ottenere una gravidanza è attraverso la fecondazione eterologa con donazione di uno o di entrambi i gameti.

In questo caso, infatti, oltre al lutto per l’infertilità si unisce il lutto biologico dovuto all’impossibilità di avere un legame genetico con il proprio figlio.

Come si può affrontare quindi un’esperienza così difficile?

La prima cosa da fare è ricordare ai pazienti che si può essere generativi anche nell’infertilità. Si può affrontare questo percorso come una crescita interiore che, anche se può sembrare assurdo, può essere profondamente arricchente indipendentemente dal risultato che si riuscirà ad ottenere.

Si può quindi affrontare questo viaggio con resilienza cercando di reagire in maniera positiva ad un evento che per sua natura si dimostra profondamente stressante.

Fondamentale in questi casi è cercare di parlarne con chi sta vivendo la stessa esperienza senza sentirsi in colpa o avere vergogna per quello che si sta vivendo perché l’infertilità è una condizione di cui non si è responsabili.

In questi casi un percorso psicologico risulta fondamentale proprio per tirare fuori tutte le paure e far si che si arrivi alla scelta finale con consapevolezza e serenità.

Come psicoterapeuta che si occupa di sostenere le coppie infertili, quando incontro una coppia che ha dei timori sulla scelta di una fecondazione eterologa, la prima cosa che faccio è quella di dirgli che il mio compito non è quello di convincerli a scegliere una tecnica piuttosto che un altra, ma quello di analizzare le loro resistenze, le loro paure per fare in modo che siano davvero consapevoli e artefici della propria scelta.

I dubbi delle coppie che si preparano ad affrontare un percorso di fecondazione eterologa

I dubbi che le coppie mi riportano in stanza di terapia sono i seguenti:

La paura di non sentire proprio il bambino

In questi casi cerco di ampliare la visione della coppia spiegando che la genitorialità è relazionale e non genetica e che l’amore verso un’altra persona non è influenzato dai geni. Ad esempio si ama il proprio compagno o marito eppure con lui non si ha un legame biologico.

La paura che il bambino non ci somigli.

Questo timore è molto comune ma se ci pensiamo bene anche chi è nato senza fare fecondazione assistita può non somigliare ai propri genitori.

Oltretutto è bene introdurre il concetto di epigenetica che non è altro che “la trasmissione di tratti e di comportamenti senza cambiamenti della sequenza genica” (Di Mauro 2017).

In pratica quello che si passa al figlio nato da eterologa sono i nostri sistemi di valori, i miti familiari, il modo di cucinare, il modo di parlare che fanno parte del nostro sistema familiare ecco perché quel bambino alla fine in qualche modo ci somiglierà.

Oltretutto io credo che sia importante dare amore al proprio figlio poi se ci somiglierà, oppure no, non è importante perché la condivisione delle proprie diversità non potrà che essere un’esperienza valorizzante sia per i genitori che per i figli.

La paura dei pregiudizio che il figlio potrebbe subire perché nato da donazione di gameti

Quando in stanza di terapia mi riportano questo timore cerco di far ragionare la coppia su un fatto concreto.

Tutti noi da bambini, ma anche da grandi, subiamo dei pregiudizi. Noi viviamo nell’epoca del protezionismo dei figli ma la cosa più importante che si può insegnare a un figlio è proprio quella di dargli gli strumenti per  fronteggiare le difficoltà che si subiscono naturalmente nel percorso di crescita di ciascuno di noi.

La paura se rivelare o meno al figlio com’è nato

Questo è un timore molto ricorrente ma la letteratura è molto chiara sui segreti familiari. I figli infatti riescono a sentire anche il non detto e i segreti vengono  percepiti come qualcosa di maggiormente terribile di quello che sono.

Nella mia pratica clinica ho incontrato spesso famiglie con segreti tramandati di generazione in generazione che però venivano percepiti attraverso l’espressione di un disagio di uno o più membri del sistema familiare che si veniva a interrompere proprio quando il segreto veniva rivelato.

Poco tempo fa ho intervistato una ragazza nata da fecondazione eterologa negli anni ’80 la quale mi diceva che il problema non era stato sapere di essere nata con donazione di gameti ma di averlo saputo a 21 anni.

Già dai 3 anni infatti si possono cominciare a raccontare delle favole ai propri figli che percepiranno che la loro nascita è avvenuta per un gesto di amore e soprattutto che la loro nascita non è un’esperienza della quale vergognarsi.

Oltretutto non rivelare ai propri figli come sono venuti al mondo gli toglierebbe dalla possibilità di imparare una cosa fondamentale: nella vita possono accadere delle cose terribili, come l’infertilità, ma che con la capacità di reagire in maniera resiliente si possono superare molte difficoltà e i sogni possono avverarsi.

Per tutte queste ragioni non rivelare questo aspetto toglierebbe al figlio la possibilità di apprendere un insegnamento molto positivo.

Ecco non vi sembra che anche un’esperienza di infertilità possa essere trasformata in qualcosa di fertile?

Nella vita infatti possono accaderci cose davvero difficili ma sta a noi decidere se utilizzare queste esperienze in modo costruttivo o distruttivo.

Si può quindi amare un figlio al di là del legame genetico? La risposta è si.

Non è infatti il legame genetico a definire la genitorialità ma è la relazione a definire i legami tra le persone.

La genitorialità è infatti una condizione psichica di maturità che ci predispone ad amare e a prenderci cura di un altro essere umano senza volere niente in cambio e questa capacità è indipendente dal fatto che ci sia un legame genetico con il proprio figlio e si sviluppa soltanto se si è lavorato sulle resistenze che una tecnica come la procreazione medicalmente assistita comporta.

Dott.ssa Valentina Berruti Psicologa e Psicoterapeuta del centro B-Woman per la salute della Donna

FONTE: Periodo Fertile

 

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Fecondazione in vitro: la Dr.ssa Gemma Fabozzi ha partecipato allo studio pubblicato sulla rivista Human Reproduction

La Dr.ssa Gemma Fabozzi ha partecipato allo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Human Reproduction sul potenziale effetto delle tempistiche di inseminazione degli ovociti, valutate con l’uso dell’Electronic Witnessing System (un sistema di monitoraggio elettronico che controlla gli operatori e registra le tempistiche di ogni procedura) sul risultato clinico dei cicli di fecondazione in vitro.
La ricerca ha dimostrato che in generale la gestione delle tempistiche di inseminazione non compromette la vitalità degli ovociti e la loro competenza allo sviluppo, questo risultato comprova la plasticità degli ovociti umani.
Vi sono d’altra parte delle indicazioni operative importanti riportate nello studio che devono essere adottate al fine di massimizzare l’outcome clinico in alcuni specifici casi.
E’ chiaro quindi come le procedure laboratoristiche sono cruciali per il successo delle tecniche in particolare nei casi più difficili.

Per leggere l’Abstract dello studio clicca QUI 

 

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LO SAI CHE Il gruppo terapeutico può essere uno strumento potentissimo per le coppie che stanno affrontando un percorso di PMA?

In che modo?

✔️ fornisce un supporto sociale utile nel  condividere le emozioni che si provano durante il percorso;

✔️ riduce al minimo l’isolamento, massimizzando le conoscenze e le strategie di coping per superare l’esperienza dell’infertilità;

✔️ permette di apprendere e condividere tecniche concrete per fronteggiare momenti particolarmente  stressanti come il risultato del test di gravidanza;

✔️ l’apertura al gruppo  aumenta, infine,  la capacità di reagire positivamente e di rivalutare la propria sofferenza trasformandola in un’occasione di crescita personale

 

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Lo stile di vita come influenza la fertilità della donna?

Vi riportiamo per esteso l’intervista alla Dr.ssa Gemma Fabozzi, pubblicata oggi 10 gennaio su Periodo Fertile

A cura della Dott.ssa Gemma Fabozzi

Sempre più studi scientifici dimostrano come la salute di un individuo sia strettamente correlata al suo stile di vita e le più recenti evidenze mostrano come lo stile di vita sia di fondamentale importanza in particolar modo per la propria salute riproduttiva.

Ma quali sono i fattori dello stile di vita che potrebbero condizionare il potenziale riproduttivo femminile?

Ecco qualche consiglio della Dottoressa Gemma Fabozzi, Embriologa e Nutrizionista del centro B-Woman per la salute della Donna, per chi è alla ricerca di una gravidanza spontanea o mediante fecondazione assistita, alla luce delle ultime evidenze scientifiche pubblicate in letteratura.

Attività fisica: sì ma senza esagerare

Un’attività fisica moderata sembra essere correlata a percentuali di gravidanza più alte specialmente in donne sovrappeso, al contrario, un’eccessiva attività fisica sembra essere controproducente. Infatti, le donne che si allenano quotidianamente praticando sport che richiedono particolari sforzi hanno un aumento del rischio di infertilità di 2,3–3 volte (1). Questo può essere dovuta a molteplici fattori. Innanzitutto, l’eccessiva attività fisica genera una carenza energetica necessaria per il mantenimento della funzionalità ovarica, motivo per cui nella maggior parte dei casi si ha un’interruzione del ciclo mestruale (1). In secondo luogo si ha un aumento del cortisolo, definito anche ormone dello stress, che potrebbe avere un ruolo nell’eziopatogenesi della sub fertilità agendo sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (2).

Consiglio: Scegli un’attività da svolgere moderata come ad esempio lo Yoga, perfetto non solo per tonificare la muscolatura, migliorare l’elasticità del corpo e la postura, ma anche per migliorare la circolazione sanguigna, l’ossigenazione degli organi e favorire la loro funzione e detossificazione. E ricorda: attività fisica non è sinonimo di attività sportiva. Per manterere il nostro benessere psicofisico non bisogna andare per forza in palestra, basta prendere un po’ meno la macchina e smettere di usare l’ascensore camminando tutti i giorni per almeno 1 ora a piedi senza affaticare il nostro organismo e sottoporlo a stress inutili.


Limitare il consumo di caffé e caffeina

La caffeina è uno stimolante del sistema nervoso centrale ed è stato dimostrato che il suo consumo può influire sulla salute riproduttiva influenzando i livelli degli ormoni circolanti. Ad esempio, è stato dimostrato da diversi studi che un’eccessiva assunzione di caffeina è correlata a bassi livelli di estrogeni circolanti (3-6), un fenomeno che potrebbe essere dovuto al fatto che la caffeina e l’estradiolo sono entrambi metabolizzati dall’enzima epatico CYP1A293,94, ma anche dal fatto che chi consuma maggiormente caffeina presenta aumentati livelli di una proteina che lega gli ormoni sessuali chiamata SHBG (sex hormone buinding protein) che li trasporta in forma inattiva nel circolo sanguigno (7-9). Inoltre, è stato riportato da due diversi studi di meta-analisi che un consumo elevato di caffeina preconcepimento è associata a un piccolo ma significativo aumento del rischio di aborto spontaneo (SAB) (10, 11).

Consiglio: Limita il consumo di caffeina giornaliero a 200mg, pari a 2 caffè al giorno, così come raccomandato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) per le donne che desiderano concepire (12). Ma attenzione! La caffeina non è presente solo nel caffè ma anche in molte bevande come tè e bibite gassate, ma anche in alcuni alimenti di origine industriale ed alcuni farmaci.


Smettere di fumare

Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato come il fumo abbia un impatto dannoso sulla fertilità delle donne sia nel caso di concepimento spontaneo che mediante fecondazione assisita, evidenziando che nei fumatori l’incidenza dell’infertilità è maggiore e il tempo necessario per il concepimento è aumentato rispetto ai non fumatori (13).

Inoltre è stato dimostrato che Ii fumo è associato ad un aumento di aborto spontaneo, sia in caso di concepimento spontaneo che assistito (14-16), e di gravidanza ectopica (17,18).

Il fumo sembra influire negativamente anche sulla recettività endometriale. Infatti, è stato riportato in letteratura che anche nel caso di fecondazione assistita con donazione di ovociti le pazienti fumatrici hanno tassi di gravidanza inferiori rispetto alle non fumatrici (19) e che le donne fumatrici presentano uno spessore dell’endometrio inferiore rispetto alle non fumatrici il giorno del transfer embrionale (20).

In fine, è stato dimostrato che il fumo può accelerare la perdita della funzione riproduttiva della donna anticipando la menopausa di 1-4 anni (21-24)

Consiglio: Come raccomandato anche dall’American Society for Reproductive Medicine, le donne che cercano una gravidanza dovrebbero assolutamente smettere di fumare e cercare di evitare l’esposizione al fumo passivo in quanto è ormai comprovato che anche i non fumatori, se eccessivamente esposti al fumo, possono avere conseguenze riproduttive paragonabili a quelle dei fumatori. (25). Questo, non solo per avere maggiori probabilità di concepire e portare a termine la gravidanza e tutelare la salute della mamma, ma anche per tutelare la salute futura del bambino. Infatti, è stato dimostrato che smettere di fumare prima e durante la gravidanza consentirebbe di ridurre di gran lunga il rischio di morte in culla (Sids) del bambino (26).


Smettere di bere alcolici

Che il consumo materno di alcool durante la gravidanza possa avere effetti negativi sul bambino, in particolare sullo sviluppo del cervello, è stato già ampliamente dimostrato. Ma quello che sembra emergere da ultimi studi condotti è che l’assunzione di alcool nel periodo preconcezionale sembra avere un effetto negativo sulla fertilità L’alcool, infatti, può interferire con il funzionamento delle ghiandole che regolano la produzione degli ormoni sessuali e può causare una riduzione della fertilità sia nell’uomo che nella donna.

Ad esempio, è stato dimostrato che le donne che consumano alcool immediatamente prima dell’inizio (e durante) un trattamento di fecondazione assistita presentano un aumento del rischio di aborto spontaneo e una riduzione della probabilità di rimanere incinta, nonostante un’assunzione di alcool relativamente bassa (in media di 6,1 e 7,1 gr/d, rispettivamente) (27).

Inoltre, è stato osservato che le donne che consumano più di 50 g di alcool alla settimana, presentano livelli di E2 più bassi e minori percentuali di fertilizzazione (28). Nb. Un bicchiere piccolo di vino (125 ml) contiene in media 12 gr di alcool.

Consiglio: Poiché non esistono livelli di consumo alcolico privi di rischio, le donne che sono alla ricerca di una gravidanza dovrebbero cautelativamente astenersi dal bere alcool.


Controllare il peso

Molti studi dimostrano che sia le donne in sovrappeso (BMI 25–29,9) che le donne sottopeso (BMI<19) hanno un rischio simile di infertilità (29).

SOVRAPPESO: è stato dimostrato che le donne in sovrappeso presentano percentuali di gravidanza e di bambini nati vivi inferiori rispetto alle donne normopeso (30-35) e che, in particolare, le donne francamente obese (BMI>30) hanno un rischio di problematiche ovulatorie più di due volte maggiore (36, 37).

SOTTOPESO: e’ stato dimostrato che le donne sottopeso (BMI <19 kg / m2) impiegano una durata di tempo quattro volte più lunga rispetto alle donne normopeso. In particolare, le donne sottopeso impiegano in media 29 mesi per concepire rispetto ai 6,8 mesi nelle donne con un peso normale [37, 38]. Ciò accade poiché nel momento in cui si ha una carenza energetica, il nostro organismo sfrutta le poche risorse che ha per mantenere in funzione i nostri organi vitali, a scapito degli organi deputati ad altre funzioni come quelli riproduttivi (fontana). Questo è il motivo per cui, in condizioni di deficit energetico e di massa grassa, la funzione ovarica viene meno.

Consiglio: Ritrovare il peso-forma aiuta la fertilità. Se sei in sovrappeso o sottopeso, evita le diete fai da te che rischiano di creare danni peggiori. Rivolgiti ad un nutrizionista esperto per ritrovare il tuo peso ideale prima di iniziare la ricerca di una gravidanza, sia spontanea che mediante procreazione assistita. Ti aiuterà a regolarizzare i cicli mestruali e migliorare le tue chances riproduttive


Prestare attenzione all’alimentazione

Sempre più studi scientifici dimostrano quanto l’alimentazione possa influire sul tempo necessario al raggiungimento della gravidanza, sia in modo naturale che mediante fecondazione assistita. Per quanto riguarda la fertilità in generale, è stato riportato che l’alimentazione può diminuire il rischio d’infertilità dovuta a problematiche ovulatorie (39).

È stata dimostrata anche la correlazione tra dieta mediterranea e fertilità, in quanto donne che hanno questo tipo di alimentazione dimostrano di avere meno difficoltà nell’ottenimento di una gravidanza (40) mentre coloro che mangiano più di frequente cibi spazzatura “fast food” e poca frutta e verdura, impiegano mediamente un periodo più lungo più lungo per diventare mamme (41).

Diversi studi hanno sottolineato il ruolo chiave del pesce per l’ottenimento di una gravidanza, in particolare se contenente grassi polinsaturi ω-3 (42,43). Uno studio ha dimostrato che le coppie in cui entrambi i partner più pesce hanno una fertilità maggiore del 61% e un’incidenza dell’infertilità inferiore del 13% rispetto alle coppie che consumano meno pesce (44).

Un altro aspetto importante sembra essere rappresentato dall’omeostasi del glucosio e della sensibilità all’insulina (45). È stato ampliamente dimostrato, infatti, che un eccesso di zuccheri circolanti interferirebbe con la funzione ovarica nelle donne, nello specifico, con la produzione ovarica di androgeni, confermando il loro ruolo degli zuccheri nella patogenesi della sub-fertilità in particolare nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico (46-50).

Anche l’alimentazione durante un percorso di fecondazione assistita sembra avere un ruolo importante per l’ottenimento di una gravidanza (51-53). È stato riportato, infatti, che anche in questo caso una dieta di tipo “Mediterraneo” (verdure e oli vegetali, pesce e legumi, bassa assunzione di snack) prima e durante un percorso di fecondazione assistita è associata ad una maggiore probabilità di gravidanza, correlazione che invece non sembra esserci con una dieta “salutare”, con alimenti poco processati (es. frutta, verdura, legumi, cereali integrali e pesce, bassa assunzione di maionese, snack e carne) ma comunque non di tipo “mediterraneo”,  mettendo in luce il ruolo chiave dell’olio extravergine d’oliva, uno degli alimenti cardine della dieta Mediterranea, per la fertilità.

Consiglio: Segui un’alimentazione bilanciata, ricca di grassi monoinsaturi (es. olio d’oliva) e grassi polinsaturi ω-3 (contenuti in avocado, salmone, frutta secca) limitando i grassi trans presenti soprattutto nei grassi idrogenati, contenuti principalmente nei prodotti di origine industriale (Margarine, merendine, snack, salatini, prodotti surgelati (pesce panato, patatine, etc), dadi da brodo, preparati per minestre, cibi dei “fast-food”, pop-corn in busta, etc. Consuma molto pesce fresco, privilegiando quello azzurro e di piccolo taglio, che avrà minor probabilità di essere contaminato da metilmercurio. Non aver paura di utilizzare l’olio d’oliva che non fa ingrassare, anzi è un potente antiossidante che può essere di grande aiuto per la tua fertilità. Piuttosto, limita il consumo degli zuccheri semplici, prestando più attenzione al carico glicemico complessivo dei pasti, evitando picchi di glicemia (livelli di zucchero nel sangue) e quindi di insulina, (ormone prodotto dal pancreas per abbassare i livelli di zuccheri circolanti).

Fonte: Periodo Fertile intervista alla Dr.ssa Gemma Fabozzi

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Gennaio: quali verdure e quale frutta comprare in questo mese?

Con l’epifania tutte le feste vengono portate via insieme agli stravizi a cui ci si è lasciati andare durante le festività Natalizie. Gennaio, dunque, è il mese della purificazione dagli eccessi di cibo post cenoni e pranzi impegnativi che ci hanno appesantiti. Per ritrovare slancio, benessere e vitalità, occorre fare attenzione all’alimentazione inserendo cibi ricchi di fibre e di antiossidanti e soprattutto tanta frutta e verdura di stagione.

Ecco i consigli di B-Woman su quali verdure e frutta comprare in questo mese

VERDURE E LEGUMI

Cappuccina, scarola, broccolo, cardi, cavolfiori, cicorie, finocchi, funghi, indivia belga, porri, radicchio tardivo, rape, sedano rapa, tartufi, verza, lenticchie, ceci

FRUTTA
Arance, mandarini, limoni, mele, pere, cachi, kiwi, olive

📞 Per prenotare una consulenza gratuita con le nostre nutrizioniste B-Woman telefona al +39 3939259908

📍Il centro B-Woman è aperto dal
Lunedì al Venerdì dalle 9:30 alle 19:30, il Sabato dalle 09.30 alle 13.00

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Shaken baby syndrome, la sindrome del bambino scosso: che cos’è e come si può evitare?

Si chiama sindrome del bambino scosso o shaken baby syndrome (SBS) la forma di maltrattamento subìta dai bambini piccoli di cui abbiamo purtroppo sentito parlare  recentemente dagli ultimi fatti di cronaca.

Lo scuotimento violento, spesso agìto anche dagli stessi genitori che non sanno come gestire il pianto inconsolabile del proprio bambino, ha conseguenze gravissime poiché va a creare lesioni al cervello che, se viene ripetutamente scosso, rischia di muoversi liberamente nel cranio comportando danni motori e neurologici, soprattutto nei bambini al di sotto dei due anni.

E’ difficile stimare quanto debba essere violento lo scuotimento per arrecare danni, si stima che di solito il bambino viene scosso in maniera energica circa tre quattro volte al secondo per quattro/venti secondi.
La cosa più importante in questi casi è la prevenzione.

B woman mette a disposizione la propria equipe di psicologi offrendo suggerimenti pratici su cosa fare in caso di pianto inconsolabile e come gestire lo stress dei genitori che talvolta trovano difficoltà nell’interpretare e nel gestire il pianto dei propri figli

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27 dicembre: “giornata verde”

Dopo questi tre giorni di abbuffate Natalizie, il nostro consiglio è di provare a fare la “giornata verde”:

mangiate solo verdure crude e cotte e grassi buoni per riportare alla normalità i principali ormoni coinvolti nel metabolismo degli zuccheri e della crescita, l’insulina e l’IGF-1, riequilibrando il nostro organismo dopo giorni impegnativi.

 Esempio di giornata tipo:

✔️ Colazione e Spuntino

Pinzimonio e 15 g di frutta secca o semi di zucca
10 olive verdi con nocciolo o 15 gr di cioccolato extrafondente >85%

✔️ Pranzo

Insalata mista con olive e semi misti e belga stufata in padella con foglie di basilico

✔️ Merenda

Tisane a volontà!
10 olive verdi con nocciolo o 15 gr di cioccolato extrafondente >85%

✔️ Cena

insalata mista con avocado e cicoria ripassata aglio olio e peperoncino

 

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