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Sleep regression o regressione da lockdown?

Se all’inizio i bambini vivevano il lockdown come una sorta di vacanza perché non andavano a scuola, adesso, dopo quasi due mesi, iniziano a scalpitare e a mostrare segni di insofferenza a questa chiusura forzata dentro casa. Molti genitori parlano di regressioni, una di queste riguarda il sonno come i risvegli notturni o la richiesta di dormire nel lettone con mamma e papà . Ma bisogna stare attenti a non confondere le richieste di contenimento e sicurezza con gli scatti di crescita come avviene nel periodo della cosiddetta sleep regression, in questo caso quelli che sembrano essere passi indietro nell’evoluzione del sonno, sono in realtà cambiamenti positivi che indicano una maturazione nel cervello del bambino, eccone alcuni:

  • 4 mesi:i cicli del sonno del bambino iniziano ad assimilarsi a quelli degli adulti. Sono frequenti i risvegli notturni
  • 9 mesi: il bambino impara a rotolare e gattonare. Spesso il desiderio di muoversi nello spazio si ripropone anche a letto, il bambino inoltre sa perfettamente distinguere i genitori dagli “altri”, quindi può risentire maggiormente del distacco notturno. Ci possono essere diversi risvegli nel cuore della notte seguiti dal pianto.
  • 12/13 mesi: iniziano rapide conquiste a livello motorio e linguistico, il bambino è più vivace spesso rifiuta il riposino e ha difficoltà di addormentamento.
  • 18 mesi: il bambino inizia a padroneggiare il linguaggio e nuove abilità motorie, e il sonno può essere ancora disturbato. Di nuovo potrebbe rifiutare il riposino pomeridiano ed essere molto esigente durante il giorno
  • 24 mesi: il bambino lotta contro il sonno, questo può voler dire stare sveglio di notte e impiegare ore per riaddormentarsi.

Se invece alle dinamiche dei risvegli si associano continue richieste di dormire con i genitori, maggiore irritabilità, più capricci e ritorno al ciuccio o al biberon, allora siamo in presenza di un comportamento regressivo: il bambino richiede aiuto per superare un suo momento di difficoltà e lo fa cercando di tornare indietro alla fase precedente dello sviluppo, in cui tutto era tranquillo e l’attenzione dei genitori era dedicata maggiormente a lui.

Ecco cosa fare in questi casi:

  • Non spaventatevi: il comportamento regressivo è un meccanismo di difesa temporaneo attraverso il quale il bambino manifesta un disagio, questo non deve essere vissuto necessariamente come conseguenza di un trauma, ma può essere l’effetto diretto della situazione attuale che stanno vivendo i più piccoli. E’ importante cercare di capire il loro punto di vista. Pensate alle tante attività che caratterizzano la vita dei bambini: asilo, scuola, le prime gite scolastiche, lo sport, i pranzi della domenica con i nonni, i pomeriggi a casa dei compagni di scuola, tutto è stato cancellato senza sapere quando si ritornerà alla normalità. E’ normale che in un momento di stress come questo i bambini possano cercare una maggiore vicinanza fisica ed essere più esigenti con i genitori. Vivono inoltre la confusione di avere i genitori a casa, ma non nella modalità che desiderano; fanno fatica a tollerare la presenza-assenza o vedere i genitori magari impegnati in una chiamata di lavoro e non disponibili per loro.
  • Non rimproverateli: è importante non perdere la calma e fidarsi del fatto che, una volta passato il momento di difficoltà, la competenza verrà recuperata da parte del bambino, la stessa andrebbe trasmessa anche a lui facendogli capire che lo specifico comportamento è qualcosa che ha già imparato e che gli riuscira’ di nuovo, a questo poi andrebbero previsti dei momenti in cui si possa dedicare un po’ più di tempo, magari in forma esclusiva, con coccole, abbracci, giochi o letture insieme,
  • Ascoltateli: attraverso frasi come “vedo che sei in difficoltà”, “Parliamone cosi che io possa capire”, “E’ del tutto normale provare queste emozioni” i bambini si sentono riconosciuti e capiti. Con i più piccoli poi basta osservare i disegni, il modo in cui giocano e le scene che rappresentano che possono dire molto rispetto a ciò che stanno attraversando. Se poi i bambini fanno domande rispetto alla situazione attuale che li costringe a stare a casa, è giusto parlarne e fornire spiegazioni, ma ci sono anche bambini che non chiedono, ricordiamoci che fino a 7 anni i bambini “godono” del loro egocentrismo intellettuale, si rappresentano le cose solo dal loro punto di vista, credono che tutti la pensino come loro , in questo caso non sovraccarichiamoli di informazioni, è sufficiente la presenza reale ed empatica dei propri genitori
  • Create un luogo sicuro: può essere una scatola di cartone con il tetto, una tenda, una qualsiasi cosa che trasmetta l’idea al bambino che in quel posto si è protetti e dove possono rifugiarsi se l’ emozione spiacevole è forte
  • Mantenete la routine: l’abbiamo detto tante volte, le giornate devono essere quanto più possibile organizzate, nella routine rientrano anche le regole che vanno rispettate esattamente come è sempre avvenuto, se un bambino continua insistentemente a chiedere qualcosa che sa essergli proibita, cerchiamo di capire se è un suo capriccio o se in realtà questo comportamento nasconde un bisogno insoddisfatto
  • Fategli fare attività fisica: è importante cercare di farla mantenere anche ai più piccoli, anche se non tutti dispongono di un terrazzo o di un giardino, si può giocare a nascondino, creare un percorso ad ostacoli, allenarsi con videogiochi che contemplano il movimento, utilizzare i canali interattivi, è importante garantire ai bambini una buona dose di attività motoria, perché in età evolutiva questo incide sullo stato psicofisico e anche sulla regolarità del sonno, diversi studi mostrano che per ogni ora di sedentarietà al giorno i bambini possono impiegare quasi tre minuti in piu’ ad addormentarsi, inoltre la fase dell’addormentato influenza il mantenimento del sonno stesso.
  • Lasciatevi coinvolgere in un gioco: non deve necessariamente piacerci, però pensiamo al fatto che i più piccoli hanno in genere dei tempi di gioco da soli piuttosto brevi, dunque i genitori vengono continuamente chiamati in causa, quindi vanno bene sia tablet, che TV (basta che si evitino a ridosso della nanna), ma è anche importante condividere un momento di gioco qualsiasi magari coinvolgendo tutta la famiglia, i bambini ne saranno contenti e magari i genitori riusciranno a tenere momentaneamente fuori dalla porta le varie preoccupazioni.

 

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Terza storia: i primi tentativi di Procreazione Medicalmente Assistita, cosa fare per non farsi risucchiare da ansie e paure?

 

La storia di Chiara e Mattia

“Come gestite lo stress in questo momento?” Bene! La domanda perfetta per Chiara, che si è sempre voluta sentire la migliore della classe. Lo fa anche negli incontri di gruppo, la vedo che freme, vuole rispondere per prima, ma ha preso la parola la coppia alla nostra destra, so cosa risponderanno, questo l’ho imparato da lei. Ho imparato a osservare le persone, a capirle, a leggere il non verbale, so già che la donna al nostro fianco inizierà a parlare e poi piangerà, perché ogni domanda la riporta all’enorme fatica con cui sta vivendo le fasi del suo percorso che peraltro è molto simile al nostro, si sente fragile, percepisce che il suo corpo risponde male alle visite, alle medicine, alle stimolazioni, non riesce a mantenersi positiva ma, anche se con enorme sforzo, continua a rincorrere il suo sogno.

So che suo marito, poi, le prenderà la mano come fa puntualmente a ogni incontro; so anche cosa risponderà il marito della coppia di fronte a noi: lui fa e non pensa, non c’è motivo di stressarsi, secondo lui la scienza sarà risolutiva. Ha questo modo di fare cosi ottimistico che mi sembra voglia forzatamente raccontarsi di stare bene, è comunque chiaro che stia assecondando il volere della moglie nel partecipare al gruppo.

Poi ci sono loro, devo dirlo, la mia coppia preferita, li chiamo gli stoici: sei tentativi, tre gravidanze biochimiche (che non ho ancora capito cosa significhi) e un aborto all’undicesima settimana. Ricordo bene quando lo raccontarono, il loro non è solo stress, è paura del dolore, paura di un ulteriore test positivo e di una nuova perdita, ma sono sempre pronti a rimettersi in pista, non si scoraggiano, perché non vogliono rinunciare all’idea di famiglia che hanno da sempre.

Poi c’è Chiara, che in questi mesi ha imparato perfettamente a gestire il tempo senza esserne schiava, a non usarlo più come limite ma come risorsa. Padroneggia le sue emozioni meglio di chiunque altro, scrive quando è arrabbiata, fa yoga quando ha bisogno di staccare la spina e rilassarsi, colora i quaderni dei mandala giapponesi quando si sente stressata, chiama la gemella quando ha voglia di piangere, fa terapia per affrontare quelli che lei chiama “i miei fantasmi”.

“E tu Mattia?”

“Mattia corre… non gli piace molto parlare, ci ho provato tante volte, ma lui niente, svia.”

“Si è vero, Chiara mi conosce, corro, perché da quattrodici mesi a questa parte le uniche parole che mi risuonano in testa sono: i tuoi spermatozoi Mattia sono pochi e lenti, quindi io corro tanto e velocemente, lo faccio perché posso sentire il mio corpo di nuovo forte e potente, Questo Chiara non lo sa. Così come non sa che ogni volta che si lamenta perché non la accompagno a fare i pick-up, accusandomi di menefreghismo e mancanza di comprensione, io vorrei dirle: Chiara se ti vedo con un altro ago nel polso svengo e non di certo perché mi spaventino gli aghi, ma perché non è cosi che sarebbe dovuta andare, perché nella mia idea di coppia, dovrei occuparmi di te, procurarti serenità e non esporti a tutto questo. Non sa che ogni volta che varchiamo la porta del medico io mi lascio oscurare da lei fino a sentirmi un uomo invisibile, perché capisco quanto per lei sia importante sentire di avere il controllo della situazione, sentirsi protagonista, fare mille domande, chiarirsi ogni dubbio, posizionare la sua sedia davanti a quella del ginecologo escludendo tutto il resto, me compreso. Chiara non sa che anch’io ho i miei fantasmi, con mio padre e mio fratello che hanno avuto figli e non hanno fallito o con il lavoro, un lavoro faticoso ma che mi ha sempre entusiasmato e che ora svolgo con apatia: cosa produco a fare se poi non avrò un bambino che potrà usufruire del frutto dei miei sacrifici? Quindi corro, mi fa bene? Si! E’ sufficiente? No! O quantomeno non mi basta per contenere tutto quello che provo, non so se quello che sento è rabbia, frustrazione, dispiacere, delusione, paura o altro. So capire bene lo stato d’animo degli altri, ma per quanto riguarda me forse sono ancora un principiante.”

I consigli

E’ molto normale che il percorso di Procreazione Medicalmente Assistita sia costellato da ansie e paure e sarebbe davvero impensabile affrontare le visite mediche , le diagnosi e i risultati dei trattamenti con tranquillità perchè in ballo c’è la possibilità o meno di diventare genitori e l’eventualità di non riuscirci fa sperimentare alle coppie un’angoscia profonda che, in alcuni casi particolari, può determinare una vera e propria depressione. Lo stress generato può influenzare profondamente la vita di coppia, la vita sociale e lavorativa ecco perchè è importante tirare fuori questi timori e attuare dei comportamenti che facilitino la gestioni di tutte le situazioni difficili e dolorose che fanno parte di un percorso di fecondazione assistita.

La tipologia di ansie e paure riportate dai pazienti si differenziano a seconda della fase del percorso intrapreso e del numero dei tentativi eseguiti ma in generale qui di seguito ecco una lista di situzioni e di paure che si manifestano più frequentemente con qualche consiglio su come affrontarle:

  • La paura della diagnosi d’infertilità con l’indicazione che l’unico modo per avere un figlio potrebbe essere soltanto attraverso un percorso di fecondazione assistita. In queste situazioni è importante darsi il tempo per elaborare il lutto per l’infertilità. E’ importante non chiudersi a riccio ma darsi la possibilità di condividere dubbi e paure con il proprio partner e con i medici che ci seguono. Fondamentale il confronto con altre coppie che ci sono passate. Molto utile risulta una prima consulenza psicologica che solitamente i centri di procreazione medicalmente assistita mettono a disposizione per la coppia infertile. Affrontare le proprie paure all’inzio del percorso risulta infatti fondamentale per affrontare le scelte successive con consapevolezza ed equilibrio;
  • Le discussioni di coppia sulla scelta se fare o meno un trattamento di fecondazione assistita. Questo tipo di esperienza si manifesta all’inizio del percorso e possono esserci delle differenze nella coppia e i due partner possono non arrivare negli stessi tempi e modi ad una scelta finale. In questi casi è importante non forzare l’altro. E’ fondamentale ricordarsi che il progetto genitoriale è un progetto di coppia e iniziare un percorso senza avere un sostegno condiviso può portare a situazioni di forte ansia e stress.
  • La paura del fallimento a seguito della scelta di un percorso di fecondazione assistita. Il timore del fallimento è una costante del percorso PMA ma è molto utile pensare che ogni tentativo è una nuova possibilità di veder soddisfatto il proprio sogno. L’eventuale fallimento, inoltre, può essere accolto in maniera positiva perchè ci dà indicazioni sulle scelte future e ci apre comunque a nuove possibilità e a nuovi modi di affrontare il problema.
  • Lo stress che deriva dalle attese sugli esiti dei trattamenti. Questo tipo di ansia è quella che viene sperimentata più spesso nei percorsi di fecondazione assistita. Quando si aspettano gli esiti di un esame o di un trattamento medico si vive co la paura costante di ricevere risposte negative e questo influenza fortemente tutti gli aspetti della propria vita. L’ansia e i timori vanno però accolti per trovare delle soluzioni ad una gestione costruttiva di sensazioni che sono normali e fanno parte del percorso. Ad esempio nel post transfer è bene distrarsi e fare delle attività che ci allontanano da pensieri negativi ma nel caso non ci si riesca è bene sfogarsi, buttare fuori quello che si sente perchè solo accogliendo quello che sentiamo che possiamo trovare delle soluzioni utili a farci stare meglio. Non esiste un unico modo, ciascuno ha le risorse per trovare delle soluzioni creative per affrontare questa fase.

 

 

Dubbi, paure ansie e stress sono quindi tutte sensazioni che vanno legittimate più che criticate, ma la cosa più importante è trovare il modo di focalizzarsi non solo sul progetto genitoriale ma anche sulla propria realizzazione personale. Riprendere una vecchia passione, concentrarsi su un nuovo progetto lavorativo o un hobby risulta fondamentale per acquisire la forza e le competenze per gestire fin dall’inizio un percorso di fecondazione assistita che per sua natura si rivela profondamente stressante. Ricordarsi di essere fecondi e generativi è quindi il vero aiuto che dobbiamo chiedere a noi stessi.

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Barrette cioccolato fondente e grano saraceno soffiato

Ingredienti

  • 100 gr di cioccolato fondente all’85%
  • 130 gr di grano saraceno soffiato (o altro cereale soffiato)
  • 50 gr di nocciole
  • Un cucchiaio di crema di mandorle (facoltativa)

Sciogliete a bagnomaria il cioccolato fondente, unite poi il grano saraceno soffiato, le nocciole tostate e tagliate grossolanamente e infine la crema di mandorle.

Stendete il composto su un foglio di carta  forno alto circa un cm, copritelo con altra carta forno e lasciate riposare in frigo per almeno 4 ore.

Trascorso il tempo necessario, tagliate a pezzetti irregolari formando delle barrette comode da portare come spuntino veloce, oppure sbriciolate il composto in modo da formare una granola croccante da mangiare insieme allo yogurt.

Ricette ideate dalla nutrizionista  Gemma Fabozzi in collaborazione con Mara Soul Kitchen 

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2° storia: quando un figlio non arriva, come ne risente la sessualità

La storia di Marco e Giada

“Quanti?” “Sei, Giada”. “Sei ovociti non sono molti pensai”, ma ero ancora stordita dall’anestesia, non riuscii a chiedere nient’altro alla ginecologa in quel momento. Tornai a casa con un grande mal di testa, provai a riposarmi ma niente, eccoli di nuovo i miei se.. i miei ma… i miei quindi. Troppo pochi… con la fortuna che ho non potranno essere tutti inseminati… quindi ancora meno embrioni della scorsa volta.. se solo avessi saputo che proprio grazie a quel ciclo avrei dato alla luce Anna… ma in quel periodo le sfumature grigie della mia vita prendevano il sopravvento, più passavano i mesi, più accumulavo tentativi falliti, più mi sentivo vicina all’ultima fermata del treno, quella dove non sarei mai voluta scendere, quella della rinuncia, quella della nostra vita senza figli.

Mi bloccai, fermai quella parte negativa di Giada, quella dei pensieri catastrofici, dovetti farlo, perché promisi a Marco che quel fine settimana sarebbe stato nostro, quel sabato non saremmo stati la coppia della PMA, ma semplicemente Marco e Giada che andavano a festeggiare le nozze dei loro amici.

Le circostanze furono favorevoli, Filippo e Martina erano l’ultima coppia del nostro gruppo a sposarsi, gli unici a non avere figli. La richiesta esplicita dei nostri amici di non portare bambini al loro ricevimento fu per me motivo di sollievo.

Adoravo i bambini delle mie amiche ma ero stanca di dover fingere comprensione ogni volta che una di loro si lamentava dei capricci, dei pianti, delle giornate faticose, quando con il cuore a pezzi, l’unica cosa che avrei voluto dire era quanto in realtà fossero fortunate.

Quel giorno ci divertimmo davvero, di nuovo spensierati, sereni, tornammo a casa e accadde quello che oramai succede sempre… mi allontanai da lui, sapevo che il ripetersi di questo meccanismo avrebbe avuto un effetto devastante sul nostro matrimonio, ma non potevo, sentivo che qualcosa aveva derubato la mia sensualità e la mia spontaneità più intima.

Volevo trovare una causa esterna, mi sarei sentita meno responsabile, volevo dare la colpa ai trattamenti, in fondo si legge ovunque che la PMA rende meccanica la sessualità di coppia, ma non era quella la causa, avevo passato gli ultimi due anni a fare analisi, ecografie, monitoraggi, ad avere rapporti mirati. Mi ero abituata, sapevo benissimo differenziare i due piani, volevo essere superficiale e attribuire la colpa alle stimolazioni, al gonfiore, ma non mi vedevo gonfia, tantomeno ne avevo la percezione, a dire la verità mi sentivo svuotata, mi guardavo e mi domandavo com’era possibile che dentro di me qualcosa avesse smesso di funzionare, com’era possibile che una delle parti di me a cui ho sempre prestato attenzione, di cui ho avuto sempre cura e che mai mi ha dato problemi (se non qualche slogatura o ammaccatura nel corso degli anni) aveva deciso di tradirmi? Non era la fecondazione assistita ad aver danneggiato la nostra intimità, era il mio corpo che aveva maltrattato la mia femminilità.

I consigli

L’intimità di coppia può essere profondamente compromessa durante i percorsi di fecondazione assistita. La sessualità infatti passa da un soddisfacimento di un desiderio ad un mero atto procreativo in cui sono i giorni più fertili a definire quando avere rapporti sessuali ed è proprio quel “doverlo fare” a minare l’intimità di coppia. Va detto che un calo del desiderio è comunque fisiologico e non deve far paura ma è molto importante tirare fuori, in tempi brevi, il proprio disagio affinchè questa situazione non comprometta in maniera profonda la relazione di coppia. Di seguito gli errori da evitare:

  • Proteggere l’altro non manifestando il disagio che si prova nell’avere rapporti sessuali mirati. La mancata comunicazione nella coppia favorisce le incomprensioni e aumenta le discussioni fini a se stesse non permettendo di trovare altre modalità di affrontare il problema; Pensando di proteggere l’altro in realtà ci si sta negando dalla possibilità di trovare altri modi di vivere la sessualità.
  • Pensare che la qualità della relazione dipenda soltanto dalla qualità dei rapporti sessuali. Durante la vita di coppia la sessualità può subire dei cambiamenti che sono influenzati dalle esperienze che la coppia sta vivendo. Modifiche nella vita sessuale di chi sta facendo un percorso di procreazione medicalmente assistita sono fisiologiche ma è bene esplicitare all’altro quello che si sente senza vergogna o pretese;
  • Pensare che una difficoltà di erezione del proprio compagno stia a significare che la relazione di coppia sia in pericolo. Il percorso di fecondazione assistita genera molta ansia facilitando un aumento dell’adrenalina inibendo in alcuni casi la capacità di erezione di un uomo;
  • Credere che la qualità dei rapporti sessuali venga misurata in funzione alle proprie capacità riproduttive. La sessualità è un atto relazionale nel quale l’amore e la passione per l’altro sono indipendenti da una possibilità riproduttiva.
  • Credere che una diminuzione nella frequenza dei rapporti sessuali nasconda altre problematiche. Il percorso di procreazione medicalmente assistita può togliere spontaneità all’atto sessuale ma questi cambiamenti possono essere più che leciti in chi sta vivendo un evento paranormativo profondamente stressante.

Com’ è immaginabile il percorso PMA può influenzare pesantemente la sessualità di coppia ma è nel dialogo, nel confronto e nella capacità di trovare delle soluzioni creative e flessibili che si può pensare ad una nuova forma di intimità.

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L’alimentazione ai tempi del coronavirus e dopo l’abbuffata del giorno di Pasqua e pasquetta

Abbiamo pensato “è un periodo difficile, tanto vale mangiare quel che mi va”. Questo finché sembrava che dovessimo stare a casa solo poche settimane.

Il periodo in casa si sta prolungando e non dobbiamo più aspettare, ma agire. Non è un tempo in standby, è un tempo da vivere.

Ricordate di fare un’unica grande spesa, per questo è importante partire organizzati con la giusta lista.

Ecco cosa non deve mancare per una sana e corretta alimentazione in casa e perché:

Cereali: grano, mais, avena, orzo, farro e gli alimenti da loro derivati (pane, pasta, riso) apportano all’organismo carboidrati, che rappresentano la fonte energetica principale dell’organismo, meglio se consumati integrali. Contengono inoltre vitamine del complesso B e minerali, oltre a piccole quantità di proteine.

Cercate di avere fonti variabili, non solo pasta di grano ma di farro, di grano saraceno e altri cereali che normalmente non usate. Approfittate del tempo in più per sviluppare nuove ricette.

Frutta e ortaggi: sono una fonte importantissima di fibre, un elemento essenziale nel processo digestivo. Frutta e ortaggi sono inoltre ricchi di vitamine e minerali, essenziali nel corretto funzionamento dei meccanismi fisiologici. Contengono, infine, antiossidanti che svolgono un’azione protettiva. Sono la parte di più difficile reperibilità in questo periodo. Ma possiamo organizzarci anche con verdure surgelate oppure, perché non prepararle noi stessi e riporle sottovuoto in freezer?

Carne, Pesce, Uova, Legumi: questi alimenti hanno la funzione principale di fornire proteine, una classe di molecole biologiche che svolge una pluralità di funzioni. Partecipano alla “costruzione” delle diverse componenti del corpo, favoriscono le reazioni chimiche che avvengono nell’organismo, trasportano le sostanze nel sangue, sono componenti della risposta immunitaria: forniscono energia “di riserva”, aiutano l’assorbimento di alcune vitamine e di alcuni antiossidanti, sono elementi importanti nella costruzione di alcune molecole biologiche. Un insufficiente apporto di proteine può compromettere queste funzioni (per esempio si può perdere massa muscolare), ma un eccesso è altrettanto inappropriato: le proteine di troppo vengono infatti trasformate in depositi di grasso e le scorie di questa trasformazione diventano sostanze, che possono danneggiare fegato e reni. Le carni, in particolare quelle rosse, contengono grassi saturi e colesterolo. Pertanto vanno consumate con moderazione. Vanno consumati con maggior frequenza il pesce, che ha un effetto protettivo verso le malattie cardiovascolari (contiene i grassi omega-3) e i legumi, che rappresentano la fonte più ricca di proteine vegetali e sono inoltre ricchi di fibre.

Questi ultimi inoltre, si conservano benissimo in dispensa!

Anche qui, è importante la variabilità: pollo, tacchino, coniglio, manzo, vitella, maiale.. sbizzarritevi!

Latte e derivati: sono alimenti ricchi di calcio, un minerale essenziale nella costruzione delle ossa. Occhio però alla frequenza: spesso si abusa di questi.

IMPORTANTE

FORMAGGI – 2 PORZIONI SETTIMANALI

CARNE 3/4 PORZIONI SETTIMANALI

PESCE 4 PORZIONI

LEGUMI 4/5

NOCI E SEMI 1 AL GIORNO

LATTE – YOGURT 1/2 AL GIORNO

CEREALI ALMENO UNA PORZIONE AL GIORNO

FRUTTA ORTAGGI 3/5 PORZIONI AL GIORNO

 

PREPARATE IL VOSTRO MENU’ DELLA SETTIMANA CON LA NOSTRA GRAFICA E CONDIVIDETELO CON NOI! a ciascun colore corrisponderà una fonte proteica, così che potrete seguirne l’andamento e vedere se rientrate nei consigli sulle frequenze di consumo.

 

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Plumcake con farina di castagne, uvetta e cioccolato

Ingredienti

  • 130 gr di farina di castagne
  • 50 gr di farina di mandorle
  • 50 gr di uvetta
  • 50 gr di mandorle
  • 3 uova
  • 50 gr di zucchero integrale di canna
  • 50 ml di olio di oliva
  • 50 ml di acqua
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 70 gr di cioccolato fondente all’85%

Montate le uova con lo zucchero (con una planetaria o con delle fruste elettriche) per circa 10 minuti, dovranno raddoppiare di volume. In una ciotola unite le farine, il lievito, l’acqua e l’olio. Mescolate bene tutto in modo da amalgamare tutti gli ingredienti. Unite poi il cioccolato fondente a pezzetti, l’uvetta e infine lentamente le uova.

Oliate uno stampo da plumcake e cuocete in forno pre-riscaldato a 180 gradi per circa 40 minuti (fate sempre la prova stecchino prima di sfornare).

Ricette ideate dalla nutrizionista  Gemma Fabozzi in collaborazione con Mara Soul Kitchen 

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Buona Pasqua con i consigli nutrizionali di B-Woman

PRANZO DI PASQUA

Per cercare di aiutare i nostri organi a gestire gli eccessi del pranzo di Pasqua e limitare per quanto possibile la lentezza digestiva, cefalea, pesantezza e gonfiore addominale, tipici effetti collaterali dei pranzi delle feste, possiamo mettere in atto piccole ma utili strategie:

  • Come antipasto un bel pinzimonio di verdure crude come finocchio, sedano, cetriolo o misto di queste verdure
  • Scegliere se mangiare pasta oppure il pane, che in caso dovrà essere rigorosamente tostato. Evitare di mangiare entrambe.
  • Mangiare come contorno una verdura amara che contiene numerose sostanze benefiche tra cui l’inulina, utilissima per la sua attività detox. Le verdure amare aiutano il nostro fegato a gestire meglio gli zuccheri che mangeremo durante il pranzo. Alcuni esempi? rucola, puntarelle, cicoria, indivia belga o riccia, catalogna, cardo mariano, carciofi. Modalità di cottura: rigorosamente crude, condite olio, un pizzico di sale e limone
  • Scegliere tra frutta o dolce
  • Se si opta per la frutta una grande coppa di fragole con gocce di limone che sono a basso indice glicemico, ricche di vitamina C e iodio che aiutano la funzione non solo del fegato ma anche del pancreas, aiutando la digestione, e della tiroide, aiutando il metabolismo.

DOMENICA SERA DOPO IL PRANZO DI PASQUA

Importante non digiunare, perché saltare i pasti porta bruscamente da una condizione di iperglicemia a una di ipoglicemia. E’ molto più utile fare un pasto di “scarico”, ossia optare per una combinazione di alimenti che non affatichi fegato e reni, anzi che li sostenga, li stimoli e nel contempo li dreni, così da farli lavorare al meglio la notte senza dover incorrere in notti insonni da trascorrere con una bottiglia d’acqua sul comodino. Se la notte ci svegliamo perché abbiamo sete è il nostro fegato che ci sta dicendo che è in difficoltà e che ha bisogno di acqua per lavorare per i nostri stravizi! Come possiamo prevenire questo inconveniente?

Associazioni tipo:

  • 1 avocado in insalata con foglie di basilico olio e limone prima del pasto, 200 gr di cicoria ripassata in olio EVO e peperoncino, 100 gr fragole o frutti di bosco.
  • 2 uova strapazzate, un carciofo trifolato, una mela a fette con la buccia e spolverata di cannella in polvere che ha un’azione ipoglicemizzante.

DETOX POST PASQUA

Per martedì 14, giornata verde, una giornata in cui ci si limita a mangiare solo verdure crude e cotte e grassi buoni per disintossicarsi dagli stravizi di pasqua e pasquetta, dare sollievo al nostro fegato e normalizzare i livelli di insulina.

 

Esempio di giornata tipo:

Colazione Pinzimonio e 15 g di frutta secca o semi di zucca
Spuntino 10 olive verdi con nocciolo o 15 gr di cioccolato extrafondente >85% o centrifuga solo verdure no frutta es Finocchio-sedano-Zenzero e limone
Pranzo Misticanza con foglie di basilico olive o semi misti e verdura amara (es indivia belga o riccia o radicchio) stufato in padella e menta.
Merenda 10 olive verdi con nocciolo o 15 gr di cioccolato extrafondente >85%
Cena Pinzimonio di finocchio, sedano o mix con 1 avocado condito OL e cicoria ripassata aglio olio e peperoncino

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Parte oggi la Rubrica LE NOSTRE STORIE: 10 coppie e la loro storia, 10 argomenti e tanti consigli su come affrontare il percorso di PMA

Desiderare un figlio e scoprire di essere infertile. Uno sconvolgimento emotivo

La Storia di Cristina e Alberto

Ho sempre preso in giro le mie amiche che usavano gli stick per controllare l’ovulazione. Un giorno li ho usati, tanto per divertirmi; li ho amati e poi odiati. Li ho amati quando era ancora un gioco, quando la nostra intimità sessuale era solo nostra, quando c’era tempo, ma da li a poco iniziò la smania… Ho scaricato tutte quelle stupidissime App, I-mamma, Flo, ìGyno, tutte… non vedevo l’ora di spuntare la casella INCINTA: niente! Passarono sei mesi e iniziai a cercare informazioni di ogni genere, mi rimase impressa la curva della fertilità che inizia a precipitare intorno ai 35 anni, io ne avevo 34, dovevo preoccuparmi? Ne parlai con Alberto e mi rispose: “Più ci pensi più non arriva!” Frase scontata, lo assecondai e decisi di aspettare, ma mi rimanevano impresse le parole della mia ginecologa: ”Avere rapporti sessuali frequenti e ben distanziati è una buona abitudine per ottimizzare le probabilità di concepimento.” Ed ecco che i miei rapporti sessuali si snaturarono e diventarono meccanici. Di mesi ne passarono altri sette, sapevo già a chi rivolgermi, a quale Centro e da quale medico: In fondo, anche se in modo virtuale, ero già entrata in quel “mondo”… e poi sono molto pragmatica, preferisco cercare subito le soluzioni per un problema anche se non si è ancora presentato. Dopo due settimane di esami e analisi mi resi conto che avevo ragione, il problema c’era e come, solo che un conto era pensarci in termini di possibilità remota, un conto era viverlo davvero e il mio si chiamava: patologia tubarica. Di quello che disse il ginecologo in quel momento ricordo poco: iter, tempi di attesa, costi, percentuali di successo… volevo solo sentire che nonostante tutto sarebbe bastato poco per risolvere la situazione. Salimmo in macchina in un silenzio di tomba, lo sguardo di Alberto era assente, la mano, rigida sul cambio. Non ebbi il coraggio di chiedergli nulla. Tornammo a casa e quella notte fui colta dai miei soliti mille se e mille ma, era una dinamica che conoscevo bene. Cominciai a pensare a cosa avrei potuto fare di diverso, qualche controllo in più, qualche scrupolo in più, cosa mi era sfuggito? Mi svegliai con una morsa sullo stomaco e mi resi conto che quella rabbia, quella paura e quella sensazione di sentirmi sbagliata, e nello stesso tempo vittima di chissà quale ingiustizia, erano solo un assaggio di quello che avrei provato successivamente. Era iniziato tutto come un gioco, il corollario bellissimo di un rapporto di coppia imperfetto e adesso sarebbe diventata la mia priorità, la mia ragione di vita. E’ incredibile, non l’avevo ancora concepito, ma il mio bambino già mi mancava da morire.

I consigli 

Un figlio desiderato che non arriva genera situazioni di grande sofferenza. Affrontare il dolore di una diagnosi d’infertilità significa trovare un nuovo equilibrio di coppia elaborando il lutto che deriva da una diagnosi inaspettata. La rabbia, il senso di colpa e i rimorsi per le scelte passate fanno parte del percorso di elaborazione ma spesso è proprio durante questo viaggio che possono manifestarsi momenti di profondo smarrimento. In tutti questi casi è  fondamentale tutelare il rapporto di coppia facilitando la comunicazione e il confronto reciproco. Non è sempre facile. Un evento che mette in crisi un progetto di coppia così importante può creare situazioni di forte tensione ecco che risulta  quindi fondamentale:

  • Accettare la crisi: l’infertilità può essere una delle maggiori sfide della nostra vita. riconoscere la difficoltà e accettare le emozioni è la condizione indispensabile per elaborarle e capire cosa davvero vogliamo per noi stessi e per la coppia;
  • Non colpevolizzarsi: l’infertilità è una condizione che non si è scelta volontariamente;
  • Non guardarsi indietro in cerca di risposte: nel passato non c’è nulla di utile per noi adesso;
  • Evitare di chiudersi in se stessi: è importante aiutarsi a farsi aiutare, la condivisione con il partner o con amici fidati allevia il peso della sofferenza;
  • Non sentirsi difettosi: essere infertili non ci nega la possibilità di essere generativi anche nel caso in cui il desiderio di genitorialità non venga soddisfatto.

Visione analisi e diagnosi 

In aggiunta alle reazioni ben descritte da Cristina e Alberto e che, seppur con scenari differenti, accomunano oggi migliaia di coppie che vivono l’infertilità, vi sono poi l’attesa degli esiti degli esami e la formulazione della diagnosi che aggiungono un ulteriore carico emotivo ad una situazione già cosi difficile da tollerare.

Molte coppie giungono dal ginecologo di riferimento da una parte con la speranza di capire cosa stia succedendo e dall’altra con l’aspettativa di risolvere subito il problema , talvolta, però, le indagini cliniche possono richiedere tempi lunghi e questo genera ansia in entrambi i partner, poichè non potendo far altro che aspettare e non riuscendo a controllare la situazione, sperimentano nell’attesa un senso di impotenza, quando poi viene comunicata la diagnosi, se questa non si allinea con le aspettative della coppia, la delusione, lo sconforto e la paura di non realizzare il desiderio di genitorialità, si fanno ancora più forti. Una sensazione spesso molto presente nelle donne è quella di un corpo che in maniera del tutto imprevedibile ci tradisce. Ci sono poi le coppie per le quali è difficile formulare una diagnosi, in questi casi l’assenza di una valida spiegazione rende ancora più difficile l’accettazione di avere un problema di infertilità.

Cosa è importante fare quindi in questa fase?

  • Informarsi: qualora la coppia stesse prendendo in considerazione la PMA, la corretta informazione e la conoscenza di quello che si andrà a fare sono fondamentali. Spesso le coppie sentono il bisogno di chiedere più volte al medico quello che sarà il possibile percorso, è importante non farsi remore in questo senso e decidere di intraprendere una strada solo dopo essere totalmente consapevoli dell’iter, dei costi e delle probabilità di successo;
  • Non lasciarsi sopraffare dalle pressioni esterne: talvolta può accadere che le famiglie di origine, qualora fossero informate di quanto stia succedendo ai propri figli, tentino di distoglierli dall’intraprendere un percorso di PMA, vuoi per motivi religiosi, vuoi per motivi morali o sociali, in questi casi la coppia deve darsi la possibilità di scegliere cosa fare e come proseguire in funzione dei proprio bisogni e dei propri desideri senza lasciarsi condizionare dall’esterno;
  • Mantenere un atteggiamento realistico: è importante calibrare ottimismo e pessimismo in base alla propria concreta situazione valutata con il massimo realismo possibile. Per contenere le ansie e le paure è necessario preventivare fin da subito sia l’esito positivo sia quello negativo;
  • Cercare aiuto in altre coppie: può accadere che alcune persone che ci circondano, sottovalutino la sofferenza causata dall’infertilità, chi non condivide la stessa situazione ha difficoltà a capire, può solo immaginare, Questo, talvolta, può alimentare il desiderio di solitudine e di isolamento. Invece, condividere la propria esperienza e le proprie emozioni, anche negative, può essere di grande aiuto. Può essere molto utile per le coppie in questa fase creare contatti con coppie che stanno vivendo la stessa situazione , oppure rivolgersi ad associazioni o forum di pazienti che combattono con l’infertilità;
  • Tenere a mente la coppia: questo è il punto più importante. La coppia rappresenta la spina dorsale dell’intero percorso. Una frase bellissima di Carl Jung e molto utilizzata dagli psicologici in questo periodo dice: “ Si supera solo ciò che si attraversa”, la coppia ha bisogno di affrontare questo percorso insieme, supportandosi a vicenda, ritrovando quelle risorse che in realtà gia’ possiede e che sono legate al motivo per cui ci si è scelti e alle abilità che hanno creato insieme come coppia. Solo cosi si potrà affrontare il percorso con meno fatica.

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Torta di grano saraceno e cioccolato senza zucchero

Ingredienti

  • 3 uova
  • 2 banane mature
  • 150 gr di farina di grano saraceno (o farina zero o farina di avena)
  • 50 gr di farina di mandorle
  • 100 gr di cioccolato extra fondente all’85%
  • 50 gr di uvetta
  • 50 gr di yogurt
  • 50 ml di acqua
  • 30 gr di cacao amaro
  • 1 bustina di lievito
  • Noci per decorare

Separate gli albumi dai tuorli e montateli a neve ben ferma. In un altro ciotola mescolate i tuorli con le banane schiacciate, fino a formare una crema, aggiungete poi le farine, il cacao, l’acqua  e lo yogurt. Mescolate bene in modo da amalgamare bene tutto e creare un composto cremoso. Aggiungete infine il lievito, il cioccolato fondente a pezzetti e l’uvetta.

Quando sarà tutto ben amalgamato aggiungete lentamente gli albumi a neve  con movimenti che vanno dall’alto vs il basso per non smontare il composto. L’impasto dovrà avere la consistenza di una mousse.

Oliate o imburrate una teglia dal diametro di 20/22 cm, versate il composto e cospargete la superficie di noci a pezzetti. Cuocete in forno statico pre riscaldato a 180 gradi per circa 40 minuti. Fate sempre la prova stecchino prima di sfornarla, se gradite cospargete la superficie di zucchero a velo.

Ricette ideate dalla nutrizionista  Gemma Fabozzi in collaborazione con Mara Soul Kitchen 

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Aprile: quali verdure e quale frutta comprare in questo mese?

Con aprile si inizia a sentire realmente la primavera: le giornate sono più lunghe, le temperature più miti e la natura si risveglia con colori e odori che ci metto allegria.
Questo è il mese dei piselli freschi, cipolle e cipollotti, delle prime fave e anche degli asparagi selvatici. Inoltre iniziano a comparire le prime tenere zucchine con il loro meraviglioso fiore, ma è un buon periodo anche per continuare a mangiare finocchi, ravanelli, sedano, spinaci, cavoli, bietole e porri. Però, è soprattutto il mese delle fragole che hanno molte proprietà: sono rinfrescanti, dissetanti, diuretiche e depurative e ci aiutano a fare il pieno di vitamine e minerali.

Ecco i consigli B-Woman su quali verdure e frutta non possono mancare nel carrello della spesa di aprile.

VERDURE E LEGUMI

Piselli freschi, fave, asparagi selvatici, cipolle rosse, melanzane, zucchine, fiori di zucca, fagiolini, pomodori, aglio fresco, agretti, bietole, fagioli, indivie, cardo, carote, cavolfiore, cavoli, cicoria, cipolle, cipollotti, fave, finocchi, insalata da taglio, lattuga, lattughino, patate novelle, porri, radicchio, rucola, scalogno, sedano.

FRUTTA
Fragole, arance sanguinelle, mele, pere, pompelmi, mandorle, nespole, pesche, lamponi, more, prugne.

 

 

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