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L’amenorrea ipotalamica funzionale è una tra le cause di infertilità femminile sempre più frequente
soprattutto tra le nuove generazioni. Si tratta di una problematica di anovulazione (maggiore a tre
mesi in donne con cicli regolari o per più di sei mesi in donne con cicli irregolari) associata allo
stress, alla perdita di peso, all’esercizio fisico eccessivo o ad una loro combinazione, che può
avere un impatto sull’equilibrio endocrino ed una compromissione della capacità riproduttiva.

In questo articolo, la Dott.ssa Elisabetta Bordignon, biologa nutrizionista, parla di amenorrea e infertilità e di come supportare una corretta ciclicità dal punto di vista alimentare.

Amenorrea e alimentazione 

Dopo la diagnosi medica di amenorrea ipotalamica, l’alimentazione è uno degli aspetti principali
da tenere in considerazione e su cui andare ad agire. Non è però automatico che il ciclo arrivi una
volta raggiunto un buon equilibrio alimentare e un corretto peso corporeo se i fattori stressogeni
sono ancora presenti: è importante infatti lavorare, anche dal punto di vista psicologico, su un
buon rapporto con il cibo e sulla gestione di eventuali paure e/o ipercontrollo alimentare.

Per quanto riguarda l’alimentazione, è fondamentale ripristinare eventuali carenze e garantire il
giusto nutrimento, tendo presente soprattutto alcuni fattori.

I fattori da tenere in considerazione 

APPORTO CALORICO CORRETTO: per permettere di raggiungere una percentuale di massa
grassa adeguata al ripristino del corretto equilibrio ormonale.

In presenza di sottopeso, è fondamentale inserire uno spuntino completo a metà mattina e
pomeriggio contenente una quota di grassi buoni associati a proteine e/o carboidrati come ad
esempio del kefir con frutti rossi e semi oleosi oppure del parmigiano associato ad un frutto di
stagione.

GRASSI BUONI: il nutriente fondamentale per la salute ciclica e ormonale della donna. Via libera
all’olio extravergine di oliva, olive, frutta secca a guscio e semi oleosi. Prediligere inoltre pesce
azzurro (sgombro, acciughe, sardine) e consumare salmone selvaggio non di allevamento.
Altre fonti lipidiche importanti in presenza di amenorrea sono le uova, i latticini rigorosamente
interi, il burro chiarificato (ghee) e la carne grass-fed, ovvero da animali non sottoposti a
trattamenti intensivi.

CARBOIDRATI: devono essere presenti nelle giuste quantità. Diete low-carb non sono consigliate
in quanto potrebbero influenzare negativamente la ciclicità e la produzione degli ormoni
sessuali. E’ consigliato variare tipologie di carboidrati ed inserire nell’alimentazione anche
cereali in chicco (come farro, quinoa, grano saraceno, ecc) ricchi di preziosi nutrienti.

PROTEINE: è consigliato inserire una quota proteica ad ogni pasto. Variare tra le diverse fonti
proteiche, prediligendo proteine nobili e di qualità.

Esempio di pasto: Riso venere condito con olio, salmone selvaggio a listarelle, zucchine trifolate in
padella e avocado a pezzetti.

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Il percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è già, di per sé, un’esperienza emotivamente intensa e talvolta stressante. Tuttavia, quando si affronta questo processo con un passato segnato da traumi non elaborati, le difficoltà possono amplificarsi in modi spesso sottovalutati.

La Dr.ssa Giulia Piergallini, psicoterapeuta del Centro B-Woman, in questo articolo ci parla di come i traumi pregressi possono condizionare il percorso di PMA.

I traumi del passato 

I traumi pregressi, che possono includere esperienze di aborti, perdite importanti o altri eventi, lasciano un’impronta profonda sulla psiche umana. Il cervello traumatizzato vive in uno stato di allerta costante, anche quando la minaccia non è più presente, influenzando direttamente la capacità di gestire nuove situazioni di stress. Nel contesto della PMA, questo può risultare particolarmente pericoloso.

Quando il trauma non è stato elaborato adeguatamente, il cervello rimane imprigionato in una sorta di ciclo emotivo, in cui le nuove sfide – come le incertezze e i fallimenti tipici del percorso di PMA – vengono vissute non come eventi separati, ma come una continuazione del trauma originario.

È come se la mente non fosse in grado di distinguere il passato dal presente, aumentando il rischio di rivivere le emozioni negative associate ai traumi precedenti.

La vulnerabilità durante il percorso di PMA 

Uno degli aspetti più rilevanti in questo contesto è la vulnerabilità del cervello già traumatizzato. Durante il percorso di PMA, l’ansia, il timore di un fallimento o la possibilità di una nuova perdita possono mettere a dura prova la capacità di resistenza emotiva, generando reazioni sproporzionate o addirittura ostacolando il successo del trattamento.

Studi neuroscientifici hanno dimostrato che un trauma passato può alterare il modo in cui il nostro sistema nervoso reagisce agli eventi stressanti: il corpo rimane “sintonizzato” sulla minaccia, aumentando i livelli di cortisolo e attivando costantemente la risposta di “lotta o fuga”.

Questo stato prolungato di stress cronico può avere un impatto significativo sulla salute fisica e sulla fertilità stessa.

La componente simbolica

Inoltre, c’è un’importante componente simbolica da considerare. La PMA rappresenta per molte coppie una possibilità di realizzazione, di vita e speranza.

Tuttavia, per chi ha subito traumi significativi, questo percorso può attivare un conflitto interiore. La paura della perdita e del fallimento può diventare così opprimente da bloccare il processo stesso, con il rischio di innescare una sorta di “autoprotezione emotiva” che limita la capacità di lasciarsi andare e accettare l’esito, qualunque esso sia.

L’importanza del supporto psicologico 

Per questi motivi, è fondamentale che le coppie che si apprestano ad affrontare un percorso di PMA e che hanno vissuto eventi traumatici in passato, ricevano un adeguato supporto psicologico.

Lavorare sui traumi, elaborare il dolore e il lutto pregresso non significa “cancellare” ciò che è accaduto, ma trasformarlo in qualcosa di gestibile e sopportabile. Solo così si può creare uno spazio emotivo sicuro in cui affrontare le difficoltà del presente senza essere intrappolati dalle ombre del passato.

 

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Staccare completamente da tutto per ricaricare corpo e mente al fine di intraprendere al meglio un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita al rientro dalle ferie o sfruttare questo periodo di calma e di ritmi più lenti per dedicarsi al 100% al percorso già intrapreso?

La risposta è sicuramente personale ed intima per ogni coppia, varierà a seconda dei propri sentimenti nei confronti del percorso, dei propri timori, delle proprie sensazioni e necessità.

In questo articolo la Dott.ssa Martina Deleuse, biologa nutrizionista del centro B-Woman, approfondisce l’argomento.

Esiste però un modo per conciliare le ferie con le varie fasi di un trattamento PMA?

Certo che si! E può essere molto più naturale e semplice del previsto…Vi forniamo qui qualche piccolo consiglio da portare in vacanza o da sfruttare a casa sia che siate in una pausa momentanea dal vostro percorso di PMA sia che siate proprio nel mentre.

Gestire lo stress

Quale momento più ideale? In entrambi i casi avere dei ritmi più lenti potrà aiutare la coppia nella gestione dello stress per vivere il tutto più lucidamente e partire più riposati. Fare attività meditative, camminare, dedicarsi alla lettura, passare qualche momento di svago con amici e famiglia o da soli in coppia, concedendosi un po’ di tempo spensierato in due, potrà aiutare a ridurre lo stress ed a gestire meglio quello stato infiammatorio di basso grado che spesso è tipico di chi vive a ritmi serrati ed ha giornate ricche di pensieri e sonno disturbato.

Praticare attività fisica

Muovere il proprio corpo, soprattutto per chi fa un lavoro sedentario durante tutto l’anno aiuterà a sentirsi meglio sia fisicamente che mentalmente. Non è necessario andare in palestra o fare un’attività fisica strutturata. Soprattutto se la stimolazione ormonale è in corso, sarà sufficiente camminare, nuotare, fare una vita attiva anche nei posti di vacanza come mare o montagna.

Migliorerà il drenaggio dei liquidi corporei, la qualità del sonno, l’umore e la regolarità intestinale. Tutte funzioni fondamentali per la donna in corso di trattamento PMA.

Seguire una corretta alimentazione

Anche in vacanza prediligere cibi freschi e di stagione. Prodotti non processati, ricchi di antiossidanti naturali e vitamine. Limitare al massimo il consumo di alcool ed evitarlo se si è già in trattamento PMA. Ricordiamo che non esiste infatti una dose considerata “sicura” per la donna durante la fase pre-gestazionale, della gestazione e poi dell’allattamento.

Concedersi qualche sfizio in più a tavola, soprattutto in attimi di convivialità, potrà aiutare in alcune situazioni ad alleviare lo stress.

Idratarsi correttamente

Consumare cibi freschi ricchi di acqua di vegetazione, frutta fresca e verdura ed un’adeguata dose di acqua durante la giornata, considerando le temperature più elevate nel periodo estivo.

Evitare lunghe esposizioni al sole

Nello specifico per chi già è in corso di terapia ormonale, è importante in ogni caso usare sempre una buona protezione solare per evitare macchie e reazioni di vario genere sulla pelle e protezioni fisiche come ad esempio il cappello.

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Molte persone che si approcciano ai trattamenti di Fecondazione Assistita dopo i 40 anni si chiedono se sia giusto fare un figlio a questa età. Non esiste una risposta univoca, poiché vanno considerati elementi come l’età dell’altro partner, la rete sociale, la situazione economica e le possibilità di supporto familiare.

In questo articolo la Dott.ssa Valentina Berruti approfondisce l’argomento.

L’età media delle donne che accedono ai trattamenti di PMA 

Negli ultimi anni, il trend è cambiato. Secondo una relazione al Parlamento del Ministero della Salute, l’età media delle donne che si sottopongono a un trattamento di fecondazione assistita con ovociti donati è di 41,8 anni. Questo indica che molte donne hanno dovuto rimandare la maternità per motivi che vanno dalla realizzazione personale alla difficoltà di trovare una relazione stabile quando si è concentrati su altri aspetti della vita.

Il ritardo nel progetto genitoriale genera spesso rimpianti per non averci pensato prima e sensi di colpa per scelte che, col senno di poi, vengono giudicate sbagliate, poiché con l’aumentare dell’età diminuisce la fertilità e la probabilità di concepire naturalmente.

Fino a che età è giusto considerare la possibilità di avere un figlio?

Una delle domande più frequenti che ascolto in terapia è fino a che età sia giusto considerare la possibilità di avere un figlio. Il mio compito non è dare una risposta, ma capire cosa significhi per quella coppia avere un figlio e quanto l’età avanzata possa influenzare la relazione genitoriale. Ad esempio, la nostra società pone dei limiti per l’adozione, stabilendo che tra l’adottando e il futuro genitore non ci debba essere una differenza di età superiore ai 45 anni. Nella fecondazione assistita, il limite di buon senso è fissato a 50 anni. È importante comprendere cosa sia realmente giusto per il futuro figlio.

È altrettanto fondamentale che la coppia sia d’accordo nella scelta di avere un figlio tardi e sia consapevole dei limiti non solo pratici, ma anche psicologici.

Il discorso è complesso e non si può semplificare affermando che superata una certa età non sia possibile avere figli. In Italia, l’età media di vita è di 82,4 anni (dati ISTAT 2020), ma questo dato non può essere preso come riferimento per fare un figlio.

Da un punto di vista psicologico, va compreso come la coppia viva l’idea di avere un figlio in età avanzata.

Una valutazione onesta delle proprio motivazioni, risorse e capacità è fondamentale

In definitiva, la decisione di diventare genitori dopo i 40 anni dipende dalle circostanze individuali e dalle risorse disponibili per garantire il benessere dei figli. Una valutazione attenta e onesta delle proprie motivazioni, risorse e capacità è fondamentale, così come l’apertura a ricevere supporto da professionisti della salute mentale, se necessario, per affrontare eventuali preoccupazioni o ansie.

Non è raro incontrare coppie in terapia che mi chiedono se sia giusto decidere di avere un figlio tardi e con una tecnica di fecondazione assistita. La risposta va cercata nelle loro motivazioni profonde e nella loro capacità di affrontare le sfide che questa scelta comporta. Va compreso il significato di questa domanda e se la coppia considera la propria età un limite o una risorsa.

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La nutrizione funzionale considera i lipidi nutrienti indispensabili ed essenziali per l’organismo.

Nonostante le evidenze scientifiche, siamo ancora sommersi da slogan di prodotti “senza grassi” pubblicizzati erroneamente come più naturali e sani. La fobia verso tutti gli alimenti ricchi di grassi ha permesso all’industria di offrire sempre più prodotti “light” e dunque “più magri” o amici della linea. Il consumatore si aspetta che un alimento magro, ovvero con pochi grassi e dunque meno calorico, non contribuisca all’aumento di peso.

La realtà però è molto diversa ed è il caso di parlare del latte scremato e delle bevande vegetali sostitutive. Sono veramente più salutari? Spesso no.

In questo articolo la Dott.ssa Giulia Verdone approfondisce l’argomento e ci parla di “latte intero e falsi miti”.

Latte intero e latte scremato: un’analisi dei nutrienti

Analizzando i nutrienti delle singole bevande, vi sorprenderà sapere che il latte intero non ingrassa più di quello scremato; anzi, è esattamente il contrario. Latte e yogurt scremati vengono privati della frazione grassa e risultano quindi più alti in zuccheri ed acqua. Il grasso naturalmente presente nel latte, insieme alla vitamina D, che è liposolubile, è fondamentale per l’assorbimento del calcio.

Il latte intero risulta quindi una scelta più salutare e saziante sia dal punto di vista nutritivo che della linea, offrendo una sazietà prolungata.

Le bevande vegetali 

Le bevande vegetali, invece, sono ottenute macinando cereali, semi o legumi (riso, avena, soia) e, invece di contenere grassi sani, generalmente contengono più zuccheri, con un indice glicemico più alto, stimolando il rilascio di insulina.

Queste bevande sono più un piacere o un’alternativa per chi è intollerante al lattosio e non vuole rinunciare alle proprie abitudini, ma bisogna fare attenzione agli zuccheri in eccesso e distinguere tra le diverse tipologie di bevande vegetali.

Conclusioni

In conclusione, possiamo dire che latte, yogurt e formaggi “light” sono spesso più costosi, poco sazianti e possono portare ad un aumento del consumo complessivo di cibo, nonché ad un aumento del girovita. L’accumulo di grasso corporeo, specialmente quello addominale, dipende più dagli eccessi di zuccheri che dai grassi sani presenti negli alimenti.

 

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L’età determina cambiamenti nella salute sessuale che possono essere difficili da accettare, condividere o affrontare. Per gli uomini sopra i 40 anni, sperimentare una diminuzione del desiderio sessuale o riscontrare problemi di fertilità può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, sulle relazioni e sul benessere generale.

I cambiamenti, tipici dei processi fisiologici naturali come gli aggiustamenti ormonali, lo stile di vita e le condizioni di salute, richiedono una comprensione più profonda e una gestione proattiva.

In questo articolo il Dr. Christian Biondi Lenoci, Psicologo specializzato in sessualità umana ci parla di: desiderio sessuale ipoattivo nell’uomo e fertilità.

Calo della libido nell’uomo

Il calo della libido spesso osservato negli uomini sopra i 40 anni può essere attribuito a cambiamenti ormonali, con i livelli di testosterone che tipicamente diminuiscono nel tempo.

Questi cambiamenti possono influenzare il desiderio e le prestazioni sessuali. Lo stress, altri fattori legati allo stile di vita come la dieta e l’esercizio fisico e altre condizioni di salute come il diabete o problemi cardiovascolari contribuiscono a cambiamenti nella salute sessuale.

L’invecchiamento può avere un impatto negativo sulla fertilità maschile, con notevoli diminuzioni della qualità, quantità e motilità dello sperma. I cambiamenti fanno parte del naturale processo di invecchiamento. Le modifiche dello stile di vita, come il mantenimento di un peso sano, la riduzione di fumo e alcol e la gestione dello stress, possono aiutare a ridurre alcuni degli effetti.

In casi più complicati la consulenza con uno specialista della fertilità può offrire approfondimenti sui trattamenti disponibili come le tecnologie di riproduzione assistita per concepire.

Stile di vita, salute sessuale e fertilità maschile

Molte scelte di stile di vita svolgono un ruolo fondamentale nella salute sessuale e nella fertilità. Una dieta equilibrata ricca di antiossidanti e nutrienti essenziali supporta la salute generale e la qualità dello sperma. L’attività fisica regolare aumenta i livelli di testosterone e migliora la salute cardiovascolare, aumentando la libido. Anche tecniche adeguate di sonno e riduzione dello stress come la meditazione o lo yoga contribuiscono a una vita sessuale più sana. Piccoli e costanti aggiustamenti dello stile di vita possono portare a miglioramenti significativi nella salute e nel benessere sessuale.

Per gli uomini che affrontano problemi più significativi, sono disponibili varie soluzioni mediche.

Le terapie esistenti 

La terapia ormonale sostitutiva (HRT) può essere un’opzione per gli uomini con livelli di testosterone decisamente bassi, ma i pazienti dovrebbero discutere i potenziali rischi e benefici con un operatore sanitario. In base a individuali circostanze possono essere presi in considerazione anche farmaci per la disfunzione erettile e trattamenti per la fertilità come la fecondazione in vitro o l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI).

L’impatto psicologico

L’impatto psicologico dei cambiamenti nella salute sessuale può essere profondo e influenzare l’autostima e le relazioni. Una comunicazione aperta con i partner è fondamentale per affrontare insieme i cambiamenti. Cercare il sostegno di terapisti o consulenti, in particolare professionisti specializzati nella salute sessuale può fornire strategie di coping e rafforzare la resilienza emotiva.

Conclusioni

I cambiamenti sono tipici e naturali durante il ciclo della vita e cercare supporto è un’ottima iniziativa per la gestione del basso desiderio sessuale e dei problemi di fertilità.

Il dialogo aperto con gli operatori sanitari e il partner, insieme a scelte di vita informate, può risultare efficace per affrontare i cambiamenti con fiducia.

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La fecondazione assistita è un percorso che può portare con sé molte emozioni, è un percorso dalle molteplici sfaccettature ed emotivamente impegnativo. Le coppie che intraprendono questo cammino possono affrontare numerose sfide psicologiche, come stress, ansia, senso di colpa e paura del fallimento.

In questo contesto la terapia EMDR può essere un valido supporto al percorso di Fecondazione Assistita.

La Dr.ssa Giulia Piergallini,  psicoterapeuta del Centro B-Woman, in questo articolo ci parla della terapia EMDR (Eye Movement Desensebilization and Reprocessing), un potente strumento che aiuta a elaborare traumi e difficoltà emotive.

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La transizione verso una dieta gluten free dopo una diagnosi di celiachia rappresenta una sfida, sia per gli adulti che per i giovani pazienti. Molte persone, per mancanza di tempo o di una consulenza nutrizionale adeguata, finiscono per affidarsi a prodotti industriali senza glutine.

In questo articolo, la Dr.ssa Giulia Verdone ci parla di celiachia e dei rischi per la salute dei prodotti senza glutine.

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