Sempre più studi dimostrano l’importanza di un corretto stile di vita come forma di prevenzione nella lotta contro il cancro.Alcuni dati suggeriscono che circa 3 tumori su 10 dipendono da un’alimentazione malsana e sregolata.
“Seppur la maggioranza dei tumori avviene per forma sporadica – spiega Giulia Verdone, dietista del centro B-Woman specializzata in nutrizione clinica, nutrizione in oncologia, nutrigenetica ed educazione alimentare – non è mai troppo tardi per adottare una sana alimentazione sia come forma di prevenzione primaria o secondaria che per trarne benefici durante il percorso di cure. La valutazione nutrizionale infatti dovrebbe essere effettuata fin da subito ed inserita nel percorso terapeutico e multidisciplinare del paziente oncologico. L’alimentazione per un paziente già malato, può diminuirne gli effetti collaterali delle terapie in corso quali calo dell’appetito, disturbo del gusto e infiammazione delle mucose. Alcuni cibi infatti possono essere largamente utilizzati per contrastare nausea, vomito, diarrea, stipsi, altre difficoltà digestive e fatigue, influendo radicalmente sulla qualità della vita. Inoltre, un’alimentazione corretta riduce lo stato infiammatorio di un organismo, ambiente ideale per la crescita di un tumore”.
Qual è il compito del nutrizionista?
“Il compito del nutrizionista – conclude la d.ssa Verdone – sarà quello di scegliere i cibi più corretti a seconda della riposta soggettiva di ogni individuo e di modularli a seconda delle diverse fasi del trattamento (prima, durante e dopo la cura e/o intervento chirurgico).
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