Aumentano sempre di più le prove scientifiche sulla correlazione tra l’esposizione a sostanze interferenti endocrine, la disbiosi intestinale (cioé uno squilibrio della flora batterica dell’intestino) e l’infertilità.
Un nuovo studio a firma dell’Embriologa e responsabile dell’area Nutrizione del centro B-Woman Gemma Fabozzi e del gruppo GeneraLife, in collaborazione con il Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell’Università di Pavia, pubblicato sulla rivista ‘Cells’, offre un’inedita panoramica sull’intricata relazione tra sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino, microbiota intestinale e salute riproduttiva.
Gli interferenti endocrini sono presenti in solventi, plastiche, pesticidi, ma purtroppo anche negli alimenti, e inducono danni all’intestino attraverso diversi meccanismi d’azione, portando a disbiosi, permeabilità intestinale e infiammazione cronica di basso grado, condizioni legate a diverse malattie, compresa l’infertilità. Inoltre, quando si verifica una condizione disbiotica durante la gravidanza o nel primo periodo post-natale, questo può portare a effetti dannosi ancora peggiori, incidendo sulla formazione nel bambino di un microbiota intestinale sano, con conseguenti implicazioni per la sua salute.
“Nell’era della medicina di precisione, sottolinea la Dr.ssa Fabozzi, una migliore comprensione del ruolo del microbiota intestinale nella riproduzione apre la possibilità di sviluppare nuove strategie per prevenire o curare l’infertilità. Secondo la nostra tesi – prosegue l’embriologa – lo squilibrio del microbiota intestinale potrebbe essere l’anello di collegamento tra l’azione degli interferenti endocrini e l’infertilità maschile e femminile. Ma è possibile intervenire, attraverso l’adozione di strategie nutrizionali specifiche da parte della donna alla ricerca di una gravidanza, con l’integrazione specifica e mirata di probiotici e prebiotici”.
Tra gli autori anche la biologa nutrizionista di B-Woman dei centri di Milano e Torino Mariachiara Allori
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