Una delle prime prove che la coppia deve affrontare, quando scopre di essere infertile, è di interfacciarsi con le cliniche e con i medici che si occupano di PMA.
“Questa fase è molto delicata – spiega Valentina Berruti psicologa e psicoterapeuta del centro B-Woman – perché la coppia spesso affronta questi primi appuntamenti con modalità completamente diverse. Le donne tendono a monopolizzare la scena, mentre gli uomini solitamente tendono a essere più osservatori che attori. La donna cerca di controllare tutto, si informa, prende gli appuntamenti mentre sembra che gli uomini preferiscano farsi trascinare. Di solito, infatti, la donna vive la ricerca con ossessione, quasi maniacale, ma non esprime direttamente al compagno il suo desiderio di essere supportata. Anche in questa fase spera che sia lui a prevedere i suoi bisogni. Al contrario, l’uomo è scettico e ritiene che l’unico modo per aiutare la compagna, sia proprio quello di lasciarle fare quello che desidera. Anche il tempo è percepito da entrambi in maniera completamente diversa: la donna sente di non averne molto, mentre per l’uomo sembra non avere una valenza profonda. In questi casi, è opportuno far confrontare la coppia sulla propria diversità. Il tempo, ad esempio, è normalmente percepito in maniera differente dagli uomini perché, questi ultimi, non vivendo l’esperienza della menopausa credono che la possibilità di procreare abbia un tempo infinito. In stanza di terapia – aggiunge la Dr.ssa Berruti – ho ascoltato molte coppie proprio confrontarsi su tale argomento, permettendo così di portare a galla la diversa percezione del tempo”.
Ci sono parametri per scegliere il centro migliore?
“Non c’è un modo migliore di un altro per scegliere il centro dove affidarsi, ma è proprio attraverso tale esperienza che alcune modalità di relazione possono essere riviste per affrontare in un modo arricchente questa fase del percorso. In alcune coppie, spesso, manca la comunicazione ed entrambi i partner sembrano come bloccati dal timore di esplicitare all’altro i propri bisogni. I membri sembrano quindi due monadi, che viaggiano separati in un percorso che dovrebbe essere della coppia e non del singolo.
Spesso, però – sottolinea l’esperta – proprio attraverso la psicoterapia, queste coppie riescono a comprendere che è necessario riavvicinarsi e riappropriarsi della loro dimensione di coppia se vogliono avere un figlio. I figli, infatti, si fanno in due. Nella ricerca del centro è quindi fondamentale che la coppia cooperi in sinergia, per valutare insieme quali siano il posto e la tecnica più vicini alle proprie esigenze e che il peso di questo percorso sia equamente condiviso”.
Il consiglio
“Potrebbe essere utile – conclude la psicoterapeuta – definire quali siano le priorità per entrambi e fare una lista di elementi necessari per fare la scelta finale. La vera cosa importante è quindi quella di trasformare questa ricerca in un lavoro di coppia dove il “noi” di coppia coopera per dividere i pesi e fare la scelta migliore per quella specifica famiglia”.